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Costume Teatrale: la moda da Luigi XVI alla Rivoluzione Francese

Costume Teatrale: la moda da Luigi XVI alla Rivoluzione Francese

Indice dell'articolo

Ben ritrovati ad un nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle mode e ai costumi della storia.

Dopo aver visto quali erano gli usi e i costumi durante i primi cinquanta anni del Settecento, ci concentreremo sulla moda durante gli anni del regno di Luigi XVI e la moda degli anni della celebre Rivoluzione Francese!

LA MODA AL TEMPO DI LUIGI XVI

Durante il regno di Luigi XVI (1774 – 1793) la moda attraversò due distinte fasi di evoluzione.

La prima fase fu caratterizzata dagli eccessi del lusso e della frivolezza e costituì il finale di quel “carnevale” dell’abbigliamento inaugurato nel periodo precedente – pensate che le dimensioni dei panier raggiunsero misure assurde, a volte fino a quattro metri di larghezza!

La seconda fase, invece, fu di stampo completamente opposto e si sviluppò all’insegna della semplicità.

Le donne adottarono modelli più “comodi” come la l’habit-chemise o la polonaise, mentre la robe à panier veniva indossata solo nelle occasioni formali come i ricevimenti di corte, a teatro o ai balli.

Secondo i fratelli Goncourt il sorriso di una donna giunge più all’anima che alla mente.

Questo fu uno dei primi rovesciamenti di valori che segnarono l’inizio di una nuova epoca di semplicità.

Le donne cominciarono a preferire tessuti semplici, spesso bianchi, fino ad arrivare ad una versione quasi parodistica dello stile rustico e contadino.

Sull’onda delle idee di filosofi come Voltaire e Rousseau, la cultura e l’istruzione cominciarono ad assumere una discreta importanza, tanto da sentire un’esigenza di maggiore uguaglianza tra i sessi.

Questo si riflesse anche nell’abbigliamento.

E le donne cominciarono a far propri alcuni elementi dell’abbigliamento maschile.

La moda femminile del 1700

Luigi XV morì nel 1774 e Madame du Barry fu costretta a ritirarsi in convento.

Fu così che Maria Antonietta cominciò a regnare incontrastata in Francia, soprattutto per quanto riguardava la moda.

Maria Antonietta ritratta con i suoi figli da Élisabeth Vigée Le Brun (1787)

Una delle prime cose di cui si sbarazzò, dopo l’odiata presenza della favorita del precedente sovrano, fu la rigida cerimonia della vestizione mattutina. Dovendo attendere la dama di più alto rango per essere vestita, si ritrovava spesso a morire di freddo mentre i suoi abiti passavano di mano in mano: da questo momento a porgerle la camicia sarebbe stata la prima dama che si trovava nella stanza al suo risveglio e appena pettinata finiva la toilette con le sue cameriere.

Maria Antonietta era amante del lusso e dell’eleganza e studiava le sue mises di moda con la sua fedele sarta Rose Bertin, che lavorava a stretto contatto con il “divino” Leonard, l’inventore delle altissime parrucche sostenute da una rete metallica.

La Regina, in media, si faceva confezionare circa centocinquanta abiti l’anno, spendendo quindi cifre esorbitanti. Ma con il suo trasferimento nel Petit Trianon cominciò a preferire vesti molto più semplici.

L’evoluzione del Panier ai tempi di Maria Antonietta

Abbiamo già detto che il panier andò lentamente a sparire in favore di sottostrutture più “comode”. Ma prima di essere abbandonato si cominciarono ad adottare panier di dimensioni più piccole.

Dapprima la sua forma venne schiacciata in ampiezza e sviluppata lateralmente solo sulle anche, poi venne introdotto quello a cerniere, che potendo ripiegarsi su se stesso, permetteva di muoversi più facilmente e di salire le scale o in carrozza con più agilità – la dama poteva raccogliere l’ampiezza della gonna sotto al braccio.

La robe à la polonaise

Tra gli abbigliamenti meno formali, che riscossero un importante successo, troviamo la robe à la polonaise , dove la parte superiore rimane comunque molto stretta e decorata, ma la parte inferiore assume maggiore praticità.

La parte posteriore della sopravveste era divisa in tre sbuffi e fermata in alto tramite dei cordoncini.

La veste sottostante era di tessuto diverso e aveva sul fondo della gonna un’ampia balza increspata.

Spesso questo tipo di veste era anche portata senza panier e la forma circolare e rigonfia era ottenuta solamente grazie alle numerose pieghe che si formavano tirando su il tessuto.

Si trattava di una soluzione di grande praticità che era già diffusa tra le donne di ceti umili per semplificare i movimenti durante il lavoro, o semplicemente per camminare in città senza sporcare la gonna.

Sembra che la denominazione polonaise fosse ispirata dalla divisione della Polonia in tre regni, nel 1772.

Una nuova foggia: la robe chemise à la reine

Intorno al 1781, grazie all’influenza della regina fu introdotta una nuova foggia: la robe detta chemise à la reine.

Si tratta di un abito in un unico pezzo stretto in vita da un’alta fascia di seta, che terminava sul fondo con un’alta balza e con maniche che presentavano almeno due livelli di sbuffi.

Lo scollo era molto profondo ed era circondato da una collaretta detta “alla Medici”, poiché simile a quella in voga durante il XVII secolo.

Per questo tipo di abito erano preferiti i tessuti leggeri come la seta, il cotone, la mussola e le tele indiane, principalmente di colore bianco.

Se in precedenza la moda francese aveva influenzato quella inglese, intorno al 1780 questa direzione si inverte. Inizia l’anglomania e le stoffe fruscianti e con motivi floreali vengono sostituite da fogge più “mascoline” come la jaquette e la redingote.

L’apprezzamento per la moda inglese era ispirato anche dallo stile di vita della nobiltà d’oltremanica.

Come è noto la nobiltà francese era stata relegata all’interno della reggia Versailles già dai tempi del Re Sole.

Al contrario la nobiltà inglese viveva quasi tutta nelle sue tenute di campagna e lontana dalla rigida etichetta del palazzo Reale.

Questo tipo di vita è sicuramente più conforme alle nuove ideologie illuministe inneggianti al ritorno alla natura, per cui tutti gli orpelli inutili e pomposi come le ruches, le balze, i paniers, i ricami, andarono incessantemente scomparendo, soprattutto vista l’incombente fine dell’Ancien Régime.

La moda maschile del 1700

Il costume maschile durante il regno di Luigi XVI, al contrario della moda femminile, non presentò differenze sostanziali rispetto a quello in voga durante il regno di Luigi XV.

L’habit à la française diventò un abito da cerimonia e lo si portava principalmente a corte.

La sua svasatura e ricchezza andarono comunque a ridursi e ad orientarsi verso una maggiore sobrietà.

Anche se sopravvivessero gli abbondanti ricami (soprattutto floreali, in filo d’oro, d’argento o di seta colorata), le ruches di merletti dei polsi andarono quasi a scomparire, mentre la manica divenne molto più stretta e il paramano modesto.

Ciò che arricchiva questo abito erano i bottoni. Sulle vesti dei gentiluomini si potevano quindi trovare bottoni di tutti i tipi: smaltati, metallici, stampati, cesellati o dipinti.

Al collo lo jabot era stato soppiantato.

Al suo posto gli uomini portavano una sciarpa di mussola leggera o di batista, annodata a forma di fiocco in modo da creare volume.

L’influenza della moda inglese

Anche la moda maschile, a partire dal 1780, viene influenzata per gli stessi motivi da quella inglese.

Capi come redingote à la lévite (con tre colletti degradanti e revers separate dal colletto e fissate al petto con dei bottoni), il frac à l’anglaise (con falde scostate verso il dietro e la parte superiore completamente abbottonata), si diffusero velocemente tra i signori francesi.

Tra le calzature si riaffermano gli stivali e le scarpe, con tacchi sempre più bassi.

Le scarpe, inoltre, perdono la squadratura accentuata della punta, ma mantengono comunque la grande fibbia preziosa sul collo del piede.

Tra i copricapi troviamo ancora il tricorno, che a seconda delle versioni, aveva corni laterali più o meno accentuati.

Infine, le parrucche cominciano lentamente a passare di moda.

La chioma viene pettinata verso il dietro e i boccoli sopravvivono solo lateralmente e nella coda dietro.

La moda della Rivoluzione Francese

Come è noto, le cause della Rivoluzione furono molteplici.

Il crollo economico, i crescenti conflitti tra le diverse fazioni di nobili e la conseguente indignazione dei ceti più bassi data dalla pesante scarsità di mezzi di sostentamento.

Forse però non tutti sanno che la Rivoluzione Francese si espresse anche attraverso un nuovo stile di abbigliamento per fare pressione sui ceti più bassi.

L’utilizzo di costumi tipici, infatti, veniva considerata prova di un autentico spirito rivoluzionario.

Il più importante simbolo di questo cambiamento fu l’adozione di tessuti di cotone a scapito della seta. E chi continuava ad indossare abiti di seta in colori vivaci era considerato nemico della Rivoluzione.

Come si vestiva un vero rivoluzionario

Il tipico abbigliamento del rivoluzionario francese, il sanculotto. (Loius Leopold Boilly, 1793)

Esisteva una sorta di codice di abbigliamento del rivoluzionario.

E quindi al posto delle tipiche culottes (i pantaloni al ginocchio) e delle calze di seta, i rivoluzionari indossavano pantaloni lunghi di forma tubolare, da cui presero il nome di sanculotti (cioè “senza culottes”).

Il tipico abbigliamento del rivoluzionario era poi formato da una giacca detta carmagnola, dal berretto frigio, la coccarda tricolore e gli zoccoli di legno.

Questo stile era chiaramente influenzato dal gusto inglese per la sobrietà ed è stato anche la base per la creazione dell’abito costituito da marsina e pantaloni, che si sarebbe diffuso poi nel XIX secolo come costume tipico della borghesia.

L’abbigliamento della rivoluzionaria

Alla Rivoluzione Francese parteciparono attivamente anche le donne, per cui si sviluppò anche un tipico abbigliamento della rivoluzionaria.

Le donne della Rivoluzione, quindi, indossavano un busto allacciato sul davanti assieme a una gonna increspata che scopriva le caviglie. Come calzatura, naturalmente gli zoccoli di legno e in capo la cuffietta di cotone, emblema delle popolane.

Durante la Rivoluzione sopravvissero comunque anche alcune delle mode precedenti come l’hhabit à la française che continuava ad essere usato come abito di gala.

Le eccentriche mode della Rivoluzione

Il periodo della Rivoluzione Francese creò una situazione davvero caotica nella Franciua di fine Settecento, che si rispecchiò anche nella creazione di alcune mode davvero eccentriche.

Durante il periodo del Terrore, ad esempio, dei giovani detti muscadins protestarono indossando delle eccentriche giacche nere con grandi risvolti, che incorniciavano gli abbondanti foulard.

Successivamente, durante il Direttorio, fu il turno degli incroyables (incredibili).

Il loro stile era caratterizzato da colletti altissimi, risvolti girati all’indietro, pantaloni tubolari, enormi foulard, panciotti dai colori sgargianti. Anche la capigliatura era eccentrica e prevedeva capelli corti con ciocche più lunghe ai lati. Infine, come cappello gli incroyables indossavano un bicorno, al posto del tradizionale tricorno.

Le loro controparti femminili, le merveilleuses (meravigliose), portavano abiti molto leggeri e trasparenti, senza busto né sottogonna, il cosiddetto habit-chemise.

Come si può notare, il costume sia maschile che femminile si stava proiettando verso il nuovo secolo.

E ben prestol’habit-chemise si trasformò nello chemisier, il più amato abito di cotone del periodo neoclassico. che affronteremo successivamente.

Riferimenti utili per un costume teatrale del 1700

Se il tuo prossimo spettacolo è ambientato nella Francia della seconda metà del Settecento, oltre ad avere come punto di riferimento questo articolo, puoi anche consultare la nostra bacheca Pinterest dedicata ai costumi e alla moda del periodo di Luigi XVI e della Rivoluzione.

Teatro per Tutti ha inoltre creato su Facebook un gruppo dedicato al mondo dei costumi, in cui puoi fare domande e confrontarti con costumisti e esperti del settore.

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