Dopo aver conosciuto da vicino la dolce e ingenua Giulietta creata dal Bardo, questo mese facciamo la conoscenza di un altro giovane innamorato non contraccambiato: il triste e melanconico Konstantìn da “Il Gabbiano” di Anton Cechov.
A interpretare per noi il monologo di questo bel personaggio è il giovane e talentuoso Francesco Carrieri.
Puoi vedere il video della sua interpretazione nel canale Youtube ufficiale di Teatro per Tutti. Se hai voglia di accettare la sua sfida, interpretando a tua volta questo bel monologo, allora visita la pagina del nostro sito web “Monologhi“. Oppure iscriviti al nostro Gruppo Facebook “Monologo del Mese”.
Perché Konstantìn?
La scelta è caduta su questo personaggio, perché Konstantìn non è solo un giovane innamorato non contraccambiato.
Konstantin è anche e soprattutto uno scrittore e drammaturgo emergente che vuole rinnovare il teatro del suo tempo.
È perciò una figura troppo interessante per non essere presa in considerazione per il nostro progetto “Monologo del mese”.
Chi è Konstantin?
Come detto più su, Konstantìn è innamorato di una ragazza che non contraccambia il suo amore e che a sua volta è innamorata di un altro ragazzo ancora. Questa sorta di triangolo amoroso lo rende triste, sconsolato, disilluso.
Ma Konstantìn è anche un drammaturgo emergente con un obiettivo decisamente ambizioso: rinnovare il teatro del suo tempo.
È infatti portatore di una nuova visione dell’arte e del teatro, decisamente all’avanguardia e perciò incompreso dai più. La sua concezione del teatro si scontra inevitabilmente contro vecchi stilemi ed abitudini difficili da abbattere.
Konstantìn è quindi un personaggio estremamente moderno.
Ed è anche un modo attraverso cui Cechov porta avanti una dura critica nei confronti del teatro del suo tempo, adagiatosi su vecchi schemi e situazioni di sicura presa sul pubblico, ma che non comunicano ormai più niente di nuovo, di istruttivo.
La trama
Per meglio comprendere il complesso e infelice personaggio di Konstantìn creato da Cechov, è bene dare un’occhiata alla trama della vicenda in cui è inserito.
La storia si apre con Sorin, un ex consigliere di Stato da tempo ammalato, che ospita a casa sua alcuni amici e parenti nella sua tenuta estiva, in campagna. Tra i suoi invitati c’è sua sorella, la grande attrice di successo, Irina. Quest’utima gli fa visita assieme al figlio poco più che ventenne, il nostro Kostantìn Trepelv, e al suo giovane amante, il drammaturgo di successo Trigorin.
Konstantìn, chiamato anche Kostja, approfitta della tenuta estiva dello zio per mettere in scena il suo primissimo testo teatrale. Per l’occasione decide di chiamare a recitare sul palco una bella ragazza di cui è innamorato da tempo, l’aspirante attrice Nina, vicina di casa di suo zio.
La messinscena di Kostja non ha però il successo sperato e la prima persona a schernire lo spettacolo è proprio Irina, sua madre. Amareggiato e deluso dall’insuccesso, Kosantin interrompe bruscamente lo spettacolo.
Il disprezzo di Konstantìn per Trigorin
A rendere la situazione ancora più complicata, c’è un malcelato disprezzo di Kostja per Trigorin.
Disprezzo che è soprattutto artistico. Trigorin è il tipico drammaturgo di successo, che si limita a dare agli spettatori le storie che si aspettano. È l’emblema dello scrittore che non osa cambiare e rinnovare il teatro.
Inoltre, Trigorin l’ennesimo giovane amante della madre. E già solo questo, per Kostja è un motivo più che valido per biasimarlo.
Nel corso della vicenda, veniamo a sapere che Masa, la figlia dell’amministratore di Sorin, è innamorata di Kostantìn, la cui frustrazione è destinata a peggiorare.
Nina non nasconde minimamente la sua grande ammirazione per Trigorin. Per lei, la messinscena di Kostja è soprattutto la ghiotta occasione di conoscere da vicino Trigorin e la famosa Irina, inastarurare con entrambi un’amicizia e avere quindi l’occasione di seguirli per coronare il suo sogno di diventare attrice.
Nina si avvicina così a Trigorin, riservandogli delle attenzioni fin troppo dolci che Trigorin ricambia, nonostante abbia una relazione con Irina. Il tutto accade sotto gli occhi di un Konstantìn sempre più frustrato e addolorato, che non riesce a fermare l’amore che sta per sbocciare. Ben presto tra Nina e Trigorin nasce una relazione clandestina. Quando poi Trigorin parte con Irina per Mosca, Nina, ormai follemente innamorata, li segue decisa a seguire il sogno di diventare attrice.
A questo punto della vicenda, Cechov fa un salto temporale di due anni, in cui i nostri protagonisti hanno portato avanti le loro vite e le loro professioni.
Trigorin lascia Irina per avere una relazione con Nina. La loro storia d’amore però non va a buon fine e Trigorin tornerà tra le braccia di Irina. Nina non riesce a diventare un’attrice di successo e, oltretutto, perde il figlio avuto da Trigorin, pochi mesi dopo il parto.
Masa, la giovane innamorata di Konstantìn, constatando di non essere ricambiata, si sposa con un giovane che non ama.
Konstantìn tenta di dimenticare Nina, senza successo e allo stesso tempo riesce a farsi strada nel mondo del teatro e della letteratura scrivendo e stampando vari testi teatrali. Tuttavia non riesce ad avere il successo sperato senza quindi riuscire a rinnovare il teatro come ha da sempre desiderato.
La fine di Konstanin
Tutti questi personaggi creati da Cechov, tuttavia, hanno un’ultima occasione per ritrovarsi. Sorin, lo zio di Kostja, ormai sta per morire e perciò familiari e amici tornano nella sua tenuta per andare al suo capezzale.
Nina e Konstantìn hanno un ultimo incontro. I due si raccontano le loro vicende. Nina, nonostante il comportamento meschino di Trigorin, è ancora innamorata di quest’ultimo. Inoltre sembra non capire che con il suo atteggiamento ferisce Konstantìn, che ancora la ama come un tempo.
Konstantìn, dal canto suo, cerca di convincere la giovane di non partire subito per Mosca, le chiede di rimanere ancora lì con lui.
Ma Nina è come un gabbiano. È un’anima libera che deve seguire la sua strada, deve calcare le assi del palcoscenico, sebbene siano solo palchi di teatrini di provincia.
E così se ne va. Konstantìn si ritrova solo, ancora una volta. Solo e incompreso. Non solo da Nina, ma anche da sua madre, dai suoi colleghi artisti, attori e scrittori.
E decide di farla finita, per sempre. Si uccide, con uno sparo in testa.
Konstantìn e la critica al teatro
“Il Gabbiano” di Cechov non è solo un dramma borghese, dove l’amore non corrisposto la fa da padrone.
“Il Gabbiano” è soprattutto per Cechov un pretesto per parlare di teatro e della drammaturgia a lui contemporanei, portando avanti un’interessante riflessione.
In questo senso, Konstantìn è il personaggio più rappresentativo delle riflessioni di Cechov.
È infatti attraverso le parole di Kostja che Cechov presenta agli spettatori le sue riflessioni. La volontà di Konstantìn di rinnovare il teatro fin dalla drammaturgia è, in verità, la volontà dello stesso Cechov.
Ma Cechov, a differenza di Kostja, è ben consapevole di come le novità possano non essere capite e accettate dal pubblico. L’episodio della messinscena in casa di Sorin ne è un esempio evidente. La novità è difficile da capire. E quando il pubblico non la capisce, la denigra e la deride.
Da parte di coloro che vogliono cambiare le cose serve quindi costanza e determinazione. Solo con queste caratteristiche si può portare avanti un teatro in grado di smuovere le coscienze degli spettatori.
Altrimenti la strada è adeguarsi ai gusti del pubblico, come fa Trigorin. O è soccombere. E il suicidio di Konstantìn ne è una metafora chiara.
Il Monologo di Konstantìn
Il monologo che proponiamo è quello che Cechov fa pronunciare a Konstantìn ad inizio spettacolo.
Ancora non è rimasto dolorosamente deluso da Nina e dal suo amore per Trigorin . E ancora non ha gustato per la prima volta il sapore amaro dell’insuccesso, visto che la messinscena in casa di suo zio non è ancora avvenuta.
Tuttavia, già da queste parole si percepisce che Konstantìn non è per niente soddisfatto della sua vita. Sfogandosi con lo zio Sorin, fa intuire al pubblico che si sente eternamente fuori posto. All’università, che ha lasciato, e a casa con sua madre e i suoi amici e colleghi: artisti e intellettuali.
Nonostante questo, ha deciso di seguire anche lui la carriera teatrale, come Irina. Non come attore, ma come autore.
Konstja è convinto che il teatro contemporaneo debba essere svecchiato, rinnovato. Il teatro per lui deve poter comunicare qualcosa allo spettatore. E perché possa cambiare e svecchiarsi, è necessario cambiare innanzitutto la drammaturgia.
Per Kostja essere un drammaturgo non è quindi semplicemente un lavoro, ma è soprattutto una missione. Una missione necessaria che vuole portare avanti anche per riscattarsi agli occhi di sua madre e dei suoi colleghi.
Una missione dolorosa, che lo farà soffrire, sebbene ancora non sia nemmeno iniziata…
IL TESTO DEL MONOLOGO
Atto Primo
(Ride) Vedi, mia madre non mi ama. Altro che! Le piace vivere, amare, portare camicette chiare e io ho già venticinque anni e non faccio altro che ricordarle che non è più giovane. Quando io non ci sono lei non ha che trentadue anni, se arrivo io diventano quarantatré, e per questo mi odia.
Sa anche che io non accetto il teatro. Lei il teatro lo ama, le sembra di compiere un servizio per l’umanità, per la sacra arte; per me invece il teatro contemporaneo è una routine, un pregiudizio. Quando si alza il sipario e, alla luce della sera, in quella camera con tre pareti questi grandiosi talenti, questi sacerdoti della sacra arte rappresentano gli uomini intenti a mangiare, bere, amare, camminare, a portare la propria giacca: quando da quadri e frasi grossolane si sforzano di trarre una morale, una morale meschina, comprensibile a tutti, utile agli usi quotidiani: quando in mille varianti mi ripropongono la stessa cosa, la stessa, la stessa; allora io scappo, scappo come Maupassant scappava dalla torre Eiffel, che gli oscurava il cervello con la sua volgarità. (Pausa) Sono necessarie forme nuove. Nuove forme sono necessarie e, se queste mancano, allora è meglio che niente sia necessario.
Io amo mia madre, profondamente; ma lei fuma, beve, convive agli occhi di tutti con quel letterato, i giornali tirano sempre in ballo il suo nome e questo mi disturba! Talvolta in me è solo l’egoismo di un comune mortale che parla; mi dispiace che mia madre sia un’attrice famosa e mi pare che se fosse una donna comune, io sarei più felice.
Cosa c’è di più disperato e stupido della mia situazione! Per esempio: aveva ospiti, tutti illustrissimi, artisti e scrittori e in mezzo a quelli l’unica nullità ero io. E mi sopportavano solo perché ero suo figlio.
Chi sono? Che cosa sono? Ho lasciato l’università al terzo anno , per circostanze, come si suol dire, indipendenti dalla redazione. Non ho talento, né denaro, neanche un centesimo, ma dal passaporto risulto un borghese di Kiev.
Mio padre si, era un borghese di Kiev, per quanto fosse anche un famoso attore. E quando nel salotto di mia madre quegli artisti e scrittori mi degnavano della loro magnanima attenzione, a me sembrava che i loro sguardi misurassero la mia pochezza. Indovinavo i loro pensieri e soffrivo per l’umiliazione.
E tu, come lo faresti?
Se hai voglia di interpretare anche tu l’infelice e profondo personaggio di Konstantìn, creato da Cechov, allora buttati!
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Abbiamo anche pubblicato un Manuale di Dizione, che può tornare utile per esercitarti, se pensi di avere un forte accento. Nel nostro gruppo potrai essere visto da attori provenienti da tutta Italia e una buona dizione, anche se non obbligatoria, è comunque apprezzata.
Se pensi di averne bisogno, puoi leggere gli articoli del nostro tutorial di recitazione, utili per chiarire alcuni concetti base. Non pretendiamo con il nostro Tutorial di sostituirci ad una buona scuola di recitazione, ma siamo sicure che potrai trovare alcuni ottimi consigli!
E infine, vogliamo lasciarti un’ultima raccomandazione: non ti preoccupare se pensi di non avere il “physique du rôle” o l’età giusta per recitare il personaggio di Konstantìn, a noi va benissimo lo stesso.
Vogliamo solo vedere come la interpreteresti tu e confrontarci!
Aiutaci a rendere virale il teatro!