Eccoci ad un nuovo appuntamento del “Monologo del Mese”.
La volta scorsa avevamo conosciuto il buffo e ipocondriaco Lomov (di Anton Checov) nella Russia di fine Ottocento.
Adesso invece ci trasferiamo nell’assolata Sicilia, negli stessi anni, per conoscere la povera e sfortunata Santuzza di “Cavalleria Rusticana” del grande autore italiano Giovanni Verga.
Ad interpretare per noi questo personaggio passionale e innamorato è la brava Anna Arbore.
Potrai vedere il suo video in fondo all’articolo o nel Canale YouTube di Teatro per Tutti.
Perché Santuzza?
Santuzza è la protagonista di un testo teatrale senza tempo, Cavalleria Rusticana, che è stato anche messo in musica e riadattato come opera lirica da Pietro Mascagni.
Cavalleria Rusticana è un classico della letteratura italiana, perciò non potevamo non inserire nella nostra raccolta un monologo tratto da quest’opera.
Ho scelto proprio il monologo di Santuzza perché questo personaggio nella primissima versione della storia ha un ruolo quasi marginale.
È diventato invece di centrale importanza solo nel momento in cui Verga ha deciso di trarre un’opera teatrale da uno dei suoi racconti di maggior successo, “Cavalleria Rusticana” della raccolta “Vita dei campi”. (In questo link Amazon puoi acquistare un libro in cui è presente sia la novella, che la relativa trasposizione teatrale compiuta da Verga.)
Chi è Santuzza?
Per rispondere a questa domanda, è bene fare un piccolo passo indietro e raccontare brevemente l’antefatto che porta allo svolgersi della vicenda inscenata nell’atto unico di Verga.
Turiddu è un giovane appena tornato in paese dopo esser stato via per fare il soldato. Si pavoneggia con gli altri di questa sua esperienza militare, suscitando interesse in tutte le ragazze del paese. Tra queste, c’è anche la nostra Santuzza.
Il problema principale è che Turiddu in realtà è innamorato della gnà Lola, con cui era fidanzato prima che lui partisse per fare il soldato.
In sua assenza però, la ragazza si sposa con il ricco compare Alfio.
Turiddu, roso dalla gelosia, decide di ripagare con la stessa moneta la bella Lola, iniziando a corteggiare e a far innamorare di sé Santuzza.
L’intento di Turiddu riesce alla perfezione. Santuzza finirà per cedere ai corteggiamenti di Turiddu, riaccendendo così la passione in Lola.
Quest’ultima, infatti, approfittando dell’assenza del marito, invita il giovane Turiddu a casa sua.
Santuzza, però, viene a sapere di questo loro incontro e come è facile immaginare non accoglie benissimo la notizia…
La trama dell’opera teatrale “Cavalleria Rusticana”.
Come si dice in questi casi, l’opera si apre “in medias res“, cioè fin dall’inizio siamo già immersi nel centro della vicenda. Solo attraverso i dialoghi dei vari personaggi si viene a sapere ciò che è accaduto precedentemente all’aprirsi del sipario.
Quando ha inizio la vicenda, che si svolge tutta nel giro di una giornata, è il giorno di Pasqua. Per le strade di un paesello della Sicilia orientale, il clima è quello della festa. Le campane della chiesa suonano rintocchi a più riprese per richiamare i fedeli alla messa. In questo contesto di allegria, c’è però una nota stonata: Santuzza.
La ragazza è appena venuta a sapere dell’incontro tra compare Turiddu e la gnà Lola e si sta recando in casa di Turiddu per chiedergli se sono vere le voci che girano.
In casa il ragazzo non c’è, ma c’è sua madre e i sospetti di Santuzza si fanno sempre più certezze.
Solo in un secondo momento riesce a parlare con Turiddu. Il ragazzo, prevedibilmente, tratta in malo modo Santuzza e finiscono per litigare.
Poi il sopraggiungere della gnà Lola, se possibile, peggiora ulteriormente la situazione.
Turiddu, non appena vede la giovane di cui è innamorato, fa di tutto per scrollarsi di dosso una Santuzza accecata dalla gelosia e dalla paura di esser abbandonata, essendo pure in stato interessante. Ma lui non ha occhi che per Lola. E’ evidente. Gli spettatori lo capiscono e lo capisce fin troppo bene anche Santuzza.
E’ a questo punto che gli eventi precipitano. Quando Turiddu finalmente riesce a liberarsi di Santuzza e raggiunge Lola in chiesa per la messa, sopraggiunge Alfio, il marito della ragazza.
Tale è la rabbia per l’orgoglio ferito, che Santuzza quasi senza pensarci racconta ad Alfio del tradimento di Lola per poi pentirsene subito dopo.
In quegli anni, non c’erano avvocati divorzisti e le cose si sistemavano con la violenza.
L’onta di essere stato tradito per compare Alfio, uomo ricco e autoritario, può essere lavata via solo col sangue.
Sfida quindi a duello Turiddu. La forza e la maggior esperienza di Alfio avranno la meglio sul ragazzo che non farà una gran bella fine…
Santuzza e il dramma della gelosia.
Come vi ho accennato poco più su, il personaggio di Santuzza nella versione del racconto è quasi del tutto marginale. Nell’opera teatrale invece a lei viene dedicato molto più spazio.
Si può, probabilmente affermare che la vera protagonista sia proprio lei.
E non è un caso. Verga volutamente ha dato maggior spazio a Santuzza e al suo tormento di donna sedotta e abbandonata per incontrare maggiormente i gusti del pubblico borghese del teatro di allora.
Se nel racconto, il motore sembra quasi più essere la questione economica, considerato che Turiddu patisce molto la sua condizione di inferioriorità economica nei confronti del nuovo marito di Lola, nella versione teatrale il fattore soldi è solo appena accennato.
La concentrazione è tutta sui moti dell’animo, su quei sentimenti profondi e primitivi che trasformano l’essere umano in un animale feroce e violento.
In particolar modo Verga ci fa conoscere, anche attraverso l’unico monologo della vicenda, i turbamenti della povera Santuzza.
la stessa struttura del dramma è improntata a farci provare empatia nei confronti di questa povera ragazza, che non solo viene tradita e abbandonata, ma è anche “rovinata” perché è rimasta incinta di Turiddu. Ed è “rovinata”, perché nella Sicilia di fine ottocento essere ragazze madri non era certo facile e si rischiava di rimanere ghettizzate e emarginate dal resto della società.
Il Monologo di Santuzza
Come detto, il monologo di Santuzza è l’unico monologo presente nell’intero atto unico.
Santuzza lo pronuncia quasi all’inizio del dramma. E’ appena arrivata di fronte alla porta di casa di Turiddu e, invece di trovare il ragazzo, vi trova sua madre, la gnà Nunzia.
Santuzza è provata da quello che è appena venuta a sapere, inoltre sospetta fortemente di essere rimasta incinta. Ha paura di ciò che potrebbe accadere e è pentita di essersi lasciata vincere dal corteggiamento di Turiddu. E così si sfoga con la madre del ragazzo, raccontandole che è venuta sapere del tradimento di Turiddu e lamentadnosi del triste destino che l’attende.
Il Testo del Monologo
Scena I
Lo so, che si affacciava ogni volta, quando lo vedeva passare dinanzi
la mia porta, e me lo rubava cogli occhi quella scomunicata! e cercava di
attaccar discorso con lui anche! – Compare Turiddu, che ci venite a fare da
queste parti? Non lo sapete che non ci fu la volontà di Dio? Ora lasciatemi
stare che son di mio marito. – La volontà di Dio era per tentarlo! Egli si
metteva a cantare sotto la mia finestra per far dispetto a lei che s’era ma-
ritata con un altro. Tanto è vero che l’amore antico non si scorda più. Io
come lo sentivo cantare, quel cristiano, sembrava che il cuore mi scappasse
via dal petto. Ero pazza, sì! Come potevo dir di no, quand’egli mi pregava:
– Apri, Santuzza, s’è vero che mi vuoi bene!… – Come potevo? Allora gli
dissi: – Sentite, compare Turiddu, giuratemi innanzi a Dio, prima! – Egli
giurò. Dopo, come lo seppe lei, quella mala femmina, diventò gelosa a
morte; e si mise in testa di rubarmelo. Mi cambiò Turiddu di qua a qua (col
gesto della mano). Egli nega, perché gli faccio compassione; ma d’amore non
mi ama più!… Ora che sono in questo stato… che i miei fratelli quando lo
sapranno m’ammazzano colle sue mani stesse!
Ma di ciò non m’importa.
Se Turiddu non volesse bene a quell’altra, morirei contenta. Ieri sera venne
a dirmi: – Addio, vado per un servizio. – Colla faccia tanto buona! Signore!
com’è possibile avere in core il tradimento di Giuda con quella faccia?
Più tardi una vicina che veniva pel filato mi disse di aver visto compare
Turiddu lì dalle nostre parti, dinanzi all’uscio della gnà Lola.
E tu, come lo faresti?
Il nostro è una sorta di gioco e lo spirito è quello di mettersi a confronto, senza pretese.
Come ripetiamo ogni volta, non pretendiamo di dirvi che solo le interpretazioni da noi proposte siano quelle giuste.
La recitazione è arte e come tutte le arti è soggettiva. Esistono quindi infinite sfumature da dare a un personaggio o a un monologo.
Perciò, tu come interpreteresti questo monologo?
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Inoltre, se ti interessa, puoi anche leggere i nostri tutorial di recitazione, che possono aiutarti a chiarire alcuni concetti base.
Non si sostituiscono ad una buona scuola di recitazione, ma possono comunque esserti molto utili! E non ti preoccupare se pensi di non avere il “physique du rôle” o l’età giusta per recitare il personaggio di Santuzza, a noi va benissimo.
Vogliamo vedere come la interpreteresti tu.
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