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Qualcuno era un cabarettista – Intervista a Walter Di Gemma

Qualcuno era un cabarettista – Intervista a Walter Di Gemma

Indice dell'articolo

Nel nostro blog non abbiamo mai parlato di Cabaret e Teatro Canzone.

Sono due generi molto importanti nella storia dello spettacolo italiano, soprattutto del ‘900, ma che forse non tutti conoscono come si deve.

Abbiamo colto l’occasione di parlarne intervistando l’artista milanese Walter Di Gemma, molto attivo e conosciuto soprattutto nei teatri e nei locali del Nord Italia.

Walter Di Gemma è un artista e un autore a tutto tondo che lavora in teatro e in radio, passando per la tv.

Walter è un attore, un cabarettista e un cantante…chi meglio di lui può raccontarci qualcosa di più sul Cabaret e il Teatro Canzone?

Oggi, se pensiamo al Cabaret, ci viene subito in mente un mattatore che in tv ci fa ridere a crepapelle.

Ma in realtà il cabaret non è solo comicità e basta. È qualcosa di più.

E allo stesso modo se pensiamo al Teatro Canzone, non possiamo non pensare al grande Giorgio Gaber.

 

 

 

Scusate, non ho resistito a linkarvi un video del grande Giorgio Gaber!

Dicevamo…Walter Di Gemma, forte della sua conoscenza e esperienza in questo ambito, nella nostra intervista ci spiega cosa sono queste due splendide forme d’arte e perché è importante non dimenticarne le origini.

Ma prima di passare all’intervista, vorrei chiedervi di mettere un “Mi piace” alla nostra pagina Facebook!


Fatto? Bene, allora cerchiamo di conoscere meglio Walter e la sua attività di cabaret e Teatro canzone!

 

 

 

Chi è Walter Di Gemma?

Walter Di Gemma, cabaret e teatro canzone
Walter Di Gemma

Il milanese Walter Di Gemma, classe 1968, fin dal suo debutto avvenuto a metà degli anni ottanta, è stato un artista eclettico. Già fin nelle sue prime performance si è cimentato in recitazione e canto attraverso commedie e riviste satiriche.

In quegli anni il grande successo dei suoi spettacoli era infatti derivato dalla sua maestria nel coniugare monologhi e canzoni, tra improvvisazione e comicità. E in questo periodo sono da segnalare le partecipazioni e le vittorie a Festival della canzone e del cabaret italiano.

L’amore per il teatro e lo spettacolo non gli ha mai fatto però trasc

urare la sua passione per la lingua milanese, che gli ha permesso di scrivere e rappresentare brani che diventano  piccoli “classici” della canzone lombarda.

Forte di queste positive esperienze, Di Gemma istituisce anche premi al cabaret e alla canzone, reinventando il repertorio tradizionali con nuove tematiche.

A metà degli anni novanta avviene però una svolta. Abbandona il genere del cabaret, a suo avviso troppo legato ai canoni televisivi e si cimenta nella forma d’arte del Teatro Canzone. E ha così modo di conoscere e far amicizia col grande Giorgio Gaber.

E’ proprio in questo contesto che Walter viene a conoscere il repertorio di Jacques Brel, traducendo ben sessanta delle sue canzoni in lingua milanese. Il successo è enorme, tanto che Walter decide di allestire un recitàl in onore di Brel, sfiorando le settanta repliche nei teatri del Nord Italia.

Come accennato poco più su, Di Gemma non è solo un attore e cantante, ma anche un autore e compositore. Per la Acar Edizioni pubblica, infatti, tre libri.  “Aforime e pensierismi”, “Dagli appendini alle ante” dedicato alla sua personale storia del cabaret e “El Strasciaball”, in cui scrive nuovi proverbi in lingua milanese.

Per quanto riguarda la musica, l’etichetta La fuente incide un suo EP, “LA CONFUSIONE”. Al suo interno, il brano “la stupidità” entra nella Top Ten delle etichette indipendenti italiane.

Nel corso degli anni, Walter riesce a unire sapientemente  la canzone d’auotre italiana di stampo impegnato e sociale con le sonorità tipiche della tradizione popolare mediterranea.

Inoltre, nei suoi spettacoli Di Gemma utilizza strumenti musicali acustici di orgine italiana, ispanica e magrebina in modo da far uscire la musica dai confini ristretti della geografia e delle etichette. E’ così che il suo repertorio spazia da brani composti con il suo stile meneghino – colto, ad alcune “fusion” originali, fino ad arrivare agli omaggi alla canzone d’autore di Gaber.

Inoltre durante la sua carriera ha avuto la possibilità di esibirsi al fianco di grandi personalità del teatro, come Liliana Feldmann e Piero Mazzarella.

Molto attivo anche in Tv, non tralascia la composizione e infatti nel 2010 esce il suo cd “Cabarevolution”. In esso fonde insieme ironia, comicità, poesia e la satira del cabaret milanese. Il successo è tale, che Walter Di Gemma scrive altri sei brani in milanese, pubblicando un nuovo EP, “Zafràn” che promuove attraverso lo spettacolo” Milano dice sì”

Il suo impegno all’interno del genere del teatro Canzone è di tale importanza che viene riconosicuto anche dalla fondazione Giorgio Gaber, che lo scrittura per un tributo al grande maestro.

I suoi ultimi successi editoriali sono i libri “Il vocabolazzo” e “Bèll Seller” (Bel Sedano) mentre il suo ultimo CD pubblicato è il terzo volume che dedica a Jacques Brel.

Attualmente è impegnato prevalentemente in tv, ospite fisso del programma “Canta Lombardia”, ma è comunque attivo anche nei teatri e nei locali del Nord Italia.



Cabaret e Teatro Canzone.

Ora che abbiamo conosciuto più da vicino Walter Di Gemma, è arrivato il momento di lasciare la parola a lui.

In questa nostra breve intervista ci spiegherà qual è la grande importanza che il Cabaret e il Teatro Canzone hanno tuttora nel panorama teatrale italiano e come essi sono cambiati nel corso degli anni. E ci dirà anche come queste due forme d’arte influenzino la sua produzione teatrale e canora.

 

1)  Qual è la condizione del cabaret oggi in Italia e come si è evoluto nel corso degli anni?

Oggi, quando una persona sente il termine “cabaret”, lo associa immediatamente alla comicità.

In realtà il cabaret si identifica con la satira, espressa non solo attraverso canzoni o monologhi divertenti, ma anche dal retrogusto molto amaro, da battute sferzanti e momenti che scuotono lo spettatore. Un tempo il cabaret passava dalla risata alla riflessione più cruda e coinvolgeva altre forme di espressione artistica come il ballo e il mimo, per esempio.

Walter Di Gemma, Cabaret e Satira
Walter Di Gemma, Cabaret e Satira

In tempi di dittatura questa forma di spettacolo ha avuto una funzione rivoluzionaria: ciò che non si poteva dire apertamente, lo si diceva di nascosto.

Oggi tutti possono dire qualsiasi cosa, meno che in televisione, dove tutto diventa strumentale agli interessi di un potere o di un altro. Oggi, a mio modo di vedere, quando un comico televisivo può liberamente sparare su un politico con insistenza, riuscendo a influenzare buona parte degli ascoltatori, vuol dire che è sul libro paga di qualcuno.

Nessuno può usufruire del mezzo televisivo a proprio piacimento se il fine non è più che motivato. Ecco perché in questi casi viene meno il ruolo del cabaret e si potrebbe parlare di killeraggio politico.

La satira autentica non si faceva problemi a sparare su chiunque e lasciava allo spettatore la libertà di pensare, stimolando il beneficio del dubbio, ma senza instillare furbescamente un’indicazione politica.

 

2)  Ci sono delle differenze tra il cabaret teatrale e il cabaret televisivo?

Sì, per una questione di mezzo.

La tv oggi ha tempi molto ristretti e quindi necessita di immediatezza. La satira subisce di conseguenza una certa censura nei modi e nei tempi, cosa che non avviene in teatro. In teatro si è un po’ più liberi di gestire tempistica e situazioni, dando la possibilità di esprimersi al meglio.

 

3)  Che cosa consigli ai giovani che vogliono intraprendere la strada del cabaret? Come si comincia e come si diventa professionisti in questo settore?

Il mio consiglio è quello di seguire il proprio istinto.

Se poi c’è una grande passione per la verità, il gioco è fatto.

Consiglierei anche di dare un’occhiata approfondita e un attento ascolto a chi ci ha preceduto, per avere un’idea dei meccanismi per costruire le battute e i discorsi. Trovo che sia fondamentale. Se così facendo la passione aumenta, ognuno trova la propria scuola, lavorando su se stesso e, senza quasi accorgersene, diventando anche un bravo professionista.

 

 

4)  Che cos’è il Teatro Canzone, quali sono le sue caratteristiche? Che ruolo ha il Teatro Canzone nella tua carriera di cantautore milanese e cabarettista?

Il Teatro Canzone è una forma teatrale “individuale” che ha come peculiarità la capacità di cantare e recitare allo stesso tempo; o meglio, teatralizzare la canzone per giungere naturalmente al monologo seguendo un percorso logico, ma anche emotivo.

L’altra caratteristica, anche se non obbligatoria, è quella di evocare il discorso che si vuole affrontare al “presente”. Come se le cose avvenissero nel momento in cui le raccontiamo. Un discorso che si sviluppa attraverso la parola e la canzone come un fatto naturale.

È una forma di teatro che ho cercato e cerco di seguire, perché l’ho masticata da quando avevo tredici anni.

Anche se scopro ogni volta che ho ancora molto da imparare…e il solo fatto di accorgersene è più che positivo!

 

 

5)  La forma d’arte e musicale del Teatro Canzone è qualcosa di unico in Italia. Se pensiamo al Teatro Canzone è impossibile non pensare anche al suo fondatore, Giorgio Gaber. Credi che sia possibile rinnovare questa forma d’arte, senza snaturarla? Se sì, come?

Essendo il Teatro Canzone una forma d’arte, con le sue modalità e le sue regole, direi che è impossibile snaturarla.

A meno che non si esca da queste regole e si finisca per fare qualcos’altro.

Oppure la si faccia trascurando il pensiero e la capacità di scorporarlo in ogni suo aspetto per trarne riflessioni, ironia, comicità e stati d’animo che vanno dalla tranquillità alla rabbia più bestiale (citando Gaber).

Credo che al di là delle caratteristiche del Teatro Canzone, ci sia un ingrediente fondamentale: chi lo mette in scena!

Per molti il teatro-canzone consiste semplicemente nell’unire monologhi e pezzi cantati, senza tener conto delle peculiarità citate sopra.

Ad essere sinceri, se guardiamo indietro nel tempo, ci sono stati altri esempi di teatro-canzone in cui avveniva questo fondere monologhi e brani musicali in un unico percorso emotivo recitato. In cabaret, per esempio: potrei citare Herbert Pagani, I Gufi, Gianni Magni in “La nostra giostra” e Nanni Svampa con il suo “Riflusso Riflesso”.

Giorgio Gaber ha reso questa forma unica e prettamente “teatrale”.

Senza dubbio grazie alla sua genialità e capacità di interpretare sé stesso e di scansionare ogni momento della nostra storia con una lucidità e intelligenza irripetibili. Non ho mai esitato a definirlo il più grande artista del nostro Novecento.

Un artista che, più che inventare il Teatro Canzone, ha fatto di meglio: ha inventato Giorgio Gaber.

 

 

Pensi ancora che il cabaret sia soltanto far ridere?

A leggere le parole di Walter Di Gemma quasi mi viene voglia di assistere al Cabaret e al Teatro Canzone delle origini, irriverenti nei confronti del potere.

Un tempo chi faceva Cabaret o Teatro Canzone non era solo chi si limitava a far ridere gli spettatori. Un tempo questi artisti avevano anche come obiettivo quello di scuotere le menti delle persone con la loro arte.

E che cos’è l’Arte se non questo? L’arte non è solo bellezza. L’ arte è anche comunicazione. E’ significato. Ribellione.

Forse al teatro di oggi mancano artisti di questo calibro, coraggiosi e un po’ folli. Magari con artisti del genere, le platee potrebbero tornare a riempirsi.

Chissà.

Quel che è certo è che Walter Di Gemma ci ha fatto riscoprire un Teatro brillante e intelligente. E se ti trovi nel Nord Italia, penso che dovresti andare a vedere uno dei suoi spettacoli, scommetto che non te ne pentirai.

In fondo, per sapere quando e dove si esibirà ti basta andare sul suo sito web. 😉

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