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NuovoImaie, tutela dei diritti d’autore e degli artisti in difficoltà. Intervista a Andrea Marco Ricci

NuovoImaie, tutela dei diritti d’autore e degli artisti in difficoltà. Intervista a Andrea Marco Ricci

Indice dell'articolo

Intervista ad Andrea Marco Ricci, consigliere amministrativo di NuovoImaie, Istituto Mutualistico per Artisti Musicisti Interpreti Esecutori

Nell’ambito delle intervista dedicate ad enti e associazioni che si occupano della tutela dei diritti dei lavoratori dello spettacolo, oggi ci occupiamo di NuovoImaie.

NuovoImaie è una società di collecting fondata nel 2010 di cui è presidente Andrea Miccichè e di cui sono portavoce nomi quali Gianmarco Tognazzi e Dodi Battaglia.

Cos’è una società di collecting?

E’ un ente di natura pubblica, privata o ibrida che si occupa dell’intermediazione dei diritti d’autore oltre a raccogliere e redistribuire i proventi relativi a tali diritti (se vuoi approfondire ecco il link a wikipedia).

Durante il periodo della pandemia, che ha visto entrare in crisi l’intero settore dello spettacolo dal vivo, NuovoImaie ha fornito anche supporto ai propri iscritti. Sia gestendo i ristori ministeriali, sia realizzando specifici interventi di sostegno economico attingendo dal proprio patrimonio.

NuovoImaie, oltre 24.000 iscritti in Italia

Andrea Marco Ricci
photocredit NuovoImaie

Ne parliamo con uno dei membri del consiglio di amministrazione dell’Istituto, Andrea Marco Ricci. Avvocato, laureatosi in Giurisprudenza all’Università di Bologna, dottore di ricerca in Informatica Giuridica e Diritto dell’informatica, ha curato diversi contributi scientifici e divulgativi in materia di proprietà intellettuale, Digital Rights Management e diritto delle nuove tecnologie.

Svolge inoltre attività didattica, divulgativa e di consulenza legale nel campo del diritto d’autore e della legislazione dello spettacolo e collabora con riviste giuridiche e di musica. Oltre all’attuale incarico per il NuovoImaie, è anche membro del Comitato per la revisione dello Statuto e dei Regolamenti Siae e ricopre varie cariche istituzionali in sindacati del settore musicale. Infine, è fondatore e presidente di Note Legali, Associazione Italiana per lo studio e l’insegnamento del diritto della musica.

Ricci: “Oltre 15 milioni di euro stanziati da NuovoImaie agli artisti in difficoltà nel 2020”

Quando è nato il NuovoImaie?

“Il NuovoImaie è un organismo di gestione collettiva dei diritti, gestito dagli artisti interpreti ed esecutori associati, una collecting senza scopo di lucro. L’Istituto è stato fondato a Roma il 12 luglio 2010. Attualmente ricopro la carica, elettiva, di Consigliere di Amministrazione in rappresentanza del settore musicale”.

Quanti sono gli artisti iscritti? E’ riservato esclusivamente ai musicisti e al settore musicale?

Il NuovoImaie è una società di collecting aperta agli artisti interpreti ed esecutori sia del settore musicale, che del settore audiovisivo. Possono quindi iscriversi musicisti, cantanti, direttori d’orchestra e coro, complessi orchestrali o corali, ma anche attori e doppiatori. A oggi conta oltre 24.000 soci iscritti e rappresenta in Italia il repertorio di oltre 1 milione di artisti di tutto il mondo, attraverso accordi di rappresentanza con le collecting di altri paesi.

Quali sono i requisiti e le modalità per accedere ai ristori?

“L’attività principale dell’Istituto è negoziare, raccogliere e ripartire i proventi derivanti dall’utilizzo dei fonogrammi o dei videogrammi cui hanno preso parte gli artisti interpreti ed esecutori, in particolare con riferimento ai diritti di copia privata per uso personale e di pubblica diffusione.

È tuttavia anche un Istituto Mutualistico, che sostiene la categoria con iniziative di promozione, studio, ricerca, formazione, realizzate in forma di bandi, e con convenzioni e sconti rivolti ai propri associati e mandanti.

Nell’ambito del difficile periodo pandemico, NuovoImaie ha messo in campo due tipi di interventi per aiutare i propri soci in difficoltà:

In primis la gestione dei ristori ministeriali, fondi pubblici, quindi, previsti da decreti, che sono stati elargiti agli artisti per il tramite delle collecting.

Poi la creazione di specifici interventi, realizzati col proprio patrimonio. In questo ultimo caso il NuovoImaie è stato il primo istituto a muoversi, realizzando ben 3 distinti interventi nel 2020.

Agli artisti interpreti ed esecutori in difficoltà sono stati riconosciuti complessivamente oltre 15 milioni di euro“.

I requisiti per accedere a tali aiuti sono stati diversi per ciascun intervento, considerando l’andamento della pandemia. Dobbiamo però considerarli come un intervento straordinario ed eccezionale, speriamo non più ripetibile. Mentre le attività di bando e le convenzioni, così come l’attività di ripartizione dei proventi, sono assolutamente ordinarie.

Nel sito di NuovoImaie (www.nuovoimaie.it) sono pubblicati i bandi e le convenzioni attive.

“Servono progetti di legge di ampio respiro, non interventi spot…”

Quando è stata fondata l’associazione Note legali, invece, e quali sono le sue finalità?

“Note Legali è una associazione di promozione sociale fondata a Bologna il 1° ottobre 2006. È nata inizialmente per insegnare ai musicisti i propri diritti e doveri e assisterli con attività di consulenza di primo intervento o altre attività utili a gestire la propria attività.

Nel tempo è diventata una realtà di tutela della categoria, contando oltre 1.500 musicisti iscritti (il 60% professionisti). Recentemente, si è adoperata per unire tutte le rappresentanze dei musicisti e ha contribuito alla nascita del Coordinamento delle Associazioni dei Musicisti (Cam).

Mentre tutela la categoria nei tavoli istituzionali o con le collecting, offre aiuto di primo intervento (consulenza legale e contrattuale), nei rapporti con le collecting, tanta formazione e divulgazione, convenzioni, marcature temporale”.

Un commento sul Fus (Fondo Unico Spettacolo). E’ una buona misura o andrebbe migliorato?

“A mio avviso dovrebbe essere migliorato, dando pari dignità a ogni genere musicale. È naturale che ci siano generi musicali che rappresentano la tradizione del nostro Paese che si possono sostenere solo con aiuti pubblici. Ma la cultura è cultura e deve avere pari dignità”.

L’impressione è che il know how di questo settore sia in mano agli operatori, non alle istituzioni.

Andrea Marco Ricci e la cantante Nina Zilli
Photocredit L’Isola della Musica Italiana

Un commento sulla situazione attuale dei lavoratori dello spettacolo. Cosa si potrebbe fare per migliorare la condizione di queste figure professionali spesso atipiche?

“La pandemia ha semplicemente reso evidente ciò che sappiamo da tempo. La legislazione in materia di previdenza, fisco e welfare per i lavoratori dello spettacolo è arretrata, inadeguata e insufficiente. È quindi necessario riformare e farlo con progetti di legge di ampio respiro, non con singoli interventi spot.

In questo anno, i rappresentanti del mondo dello spettacolo si sono riuniti in numerosi tavoli e hanno elaborato più di una proposta che hanno presentato alle istituzioni. Ora ci si aspetta che le istituzioni siano all’altezza delle aspettative. L’impressione è che il know how di questo settore sia in mano agli operatori, non alle istituzioni. In questo senso la pandemia, ha aperto un dialogo, posto l’attenzione sul settore, evidenziato le carenze.

Adesso è ora di portare a compimento tutto questo. I contenuti essenziali delle proposte riguardano i seguenti temi:

  • Cassa previdenziale unica,
  • Reddito di discontinuità (o continuità, a seconda di come lo si vuole chiamare),
  • Semplificazione burocratica,
  • Incentivi fiscali a chi assume i lavoratori dello spettacolo,
  • Revisione del lavoro degli occasionali e dei non professionisti.

Una proposta alla quale ho contribuito personalmente è quella del Forum Arte e Spettacolo, che si può trovare qui https://forumartespettacolo.org/category/proposte-di-riforma-per-arte-e-spettacolo/ “.

E’ vero che in questo settore l’associazionismo e i sindacati sono una realtà molto frammentata ed è difficile per questo fare un fronte unitario per dialogare con le istituzioni e rivendicare le misure di sostegno?

“Purtroppo è vero. Per questo durante questo ultimo anno e mezzo sono stati creati tanti tavoli di confronto e aggregazione. Alcune categorie hanno creato movimenti spontanei che non esistevano, fatto molto positivo. Altre hanno tentato di fondersi per avere maggiore peso e rappresentanza.

I percorsi di rappresentanza sono fondamentali.

Sia come presa di coscienza che la rappresentanza è necessaria e fondamentale nella sua funzione, sempre, non solo nei periodi emergenziali.

Sia nella necessità di fare fronte unito. Diversamente, si è poco rappresentativi sui numeri e divisi davanti alle istituzioni che non sanno chi ascoltare.

Noi passeremo, ma le strutture che creeremo rimarranno nel tempo. Questo è il miglior lascito per le nuove generazioni: dare loro strutture di rappresentanza unitarie, forti, con economie di scala importanti per dare servizi di sportello, con professionisti a loro disposizione.

Purtroppo, se escludiamo i sindacati confederali, il mondo della rappresentanza si basa sul volontariato, per mancanza di numeri e risorse. Questo non aiuta ad essere efficaci. Il cambiamento del livello di tutela implica un percorso su due binari.

Le istituzioni devono acquisire maggiore competenza sul tema e mettere in campo strumenti idonei ed efficaci.

I lavoratori devono unirsi, confrontarsi e arrivare davanti alle istituzioni con idee chiare, condivise e rappresentative. Ognuno deve fare la sua parte”.

La riforma necessaria e un atteggiamento diverso verso i lavoratori dello spettacolo

Una situazione complessa, insomma, di cui la recente crisi causata dalla pandemia sembra rappresentare solo l’apice di un disagio già esistente da tempo.

I vuoti legislativi, la carenza di punti di riferimento per avere organi di rappresentanza efficaci, i compensi inadeguati e/o la mancanza di copertura assistenziale mettono in luce una situazione lontana dallo stereotipo dell’artista che lavora solo per divertirsi.

Senza contare le maestranze e gli addetti ai lavori impegnati dietro le quinte, anche loro vittime del tracollo di tante realtà musicali e teatrali.

Come stiamo imparando dalle interviste e dagli articoli pubblicati nell’ultimo anno e mezzo sui media, con le loro rivendicazioni queste persone chiedono semplicemente che alla loro professione venga riconosciuta la stessa dignità delle altre sul piano contributivo, assistenziale e contrattuale.

Alle recenti polemiche per cui non tutti i lavori sono ugualmente essenziali, ha risposto l’attore Elio Germano che più volte ha rimarcato il servizio pubblico svolto dal settore spettacolo e cultura, non solo di intrattenimento ma anche di sensibilizzazione ed educazione al bello, all’ascolto, all’apertura mentale.

Infine, per noi spettatori, andare a teatro o a vedere un concerto può non essere essenziale come fare la spesa, ma per questa tipologia di lavoratori non poter fare spettacoli può equivalere, in molti casi, ad essere privati del diritto alla sussistenza. Il cambiamento richiesto, è anche, quindi, come denunciato più volte dai diretti interessati, di tipo culturale.

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