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Il Teatro dal punto di vista delle donne: Intervista a Eugenio Sideri e Le Oltraggiose

Il Teatro dal punto di vista delle donne: Intervista a Eugenio Sideri e Le Oltraggiose

Indice dell'articolo

Intervista al regista e drammaturgo romagnolo che con il gruppo Le Oltraggiose indaga temi e personaggi attraverso lo sguardo femminile

Che cos’è il teatro al femminile?

E ancora: è possibile leggere in chiave femminile la realtà, a partire da quelle donne che nella storia hanno rappresentato un punto di svolta, un cambio di direzione, una pietra d’inciampo e spesso qualcosa di scandaloso e inaccettabile per la società in cui vivevano? Ne parliamo con il regista Eugenio Sideri, classe 1968, fondatore, insieme all’amico Enrico Caravita, nel 2001, della compagnia Lady Godiva Teatro.
Con oltre 20 anni di produzioni teatrali alle spalle, legate alle tematiche del teatro civile, dal 2019 porta avanti insieme ad un gruppo di ragazze tra i 19 e i 30 anni, il progetto Le Oltraggiose, dedicato, appunto, al teatro al femminile. Un impegno che si è rivelato a tutti gli effetti un percorso su di sé, sulle relazioni, sull’identità e sui ruoli, attraverso il teatro che si è fatto strumento di lavoro e compagno di viaggio.

Francesca Fiorani del gruppo Le Oltraggiose, in Materiali per Medea di Eugenio Sideri – photocredit Lorenzo Pasini

La nascita del progetto nel 2019

Come e quando è nato il progetto delle Oltraggiose e quante ragazze ne fanno parte?

“Il progetto nasce nell’ottobre  2019. Inizialmente era composto da un gruppo di adolescenti, che avevano lavorato con me all’interno della Casa circondariale. Abbiamo realizzato lo spettacolo Oltre il muro, che vedeva in scena, oltre alle ragazze, attori-detenuti, attori professionisti e il coro Ludus Vocalis, diretto da Elisabetta Agostini. Un’esperienza, quella del teatro in carcere, che porto avanti dal 2016. Nello specifico, quell’anno lavoravamo sul Purgatorio dantesco. Al termine dello spettacolo, le ragazze mi chiesero di proseguire con l’attività teatrale. Nacque così un progetto indipendente, slegato da situazioni o istituzioni, ma semplicemente un gruppo di lavoro teatrale. In oltre due anni ci sono state variazioni: c’è chi è andata e altre che sono arrivate. Ad oggi le Oltraggiose sono in 9, provenienti da esperienze e formazioni diverse”.

Le donne “oltraggiose”: da Marie Curie a Frida Kalo, da Madre Teresa ad Alda Merini

Perché la scelta del nome Oltraggiose?

“Deriva dalla definizione antica di ‘oltraggio’, inteso come ‘superamento di un limite’, come coloro che ‘vanno oltre la giusta misura’. Ma “giusta” rispetto a chi e a cosa? Ecco allora lo studio e il lavoro che abbiamo compiuto, in questi anni, su donne che abbiamo definito ‘oltraggiose’, che cioè hanno compiuto azioni o sviluppato pensieri fuori dalla mentalità comune, ponendosi appunto di là dai limiti concessi. Hanno, si può dire, spostato il limite. Ci riferiamo a figure come Marie Curie, Ipazia, Natalina Vacchi, Margherita Hack, Alda Merini, Angela Davis, Frida Kalo, Madre Teresa di Calcutta“.

Avete realizzato iniziative particolari in occasione delle giornate dedicate alla donna l’8 marzo e e il 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne?

“Abbiamo lavorato in occasione del 25 novembre del 2020 e del 2021, collaborando con il Comune di Ravenna e l’Assessorato politiche e cultura di genere. Nel ’20, nonostante la pandemia, abbiamo realizzato, all’interno della rassegna “Una società per relazioni”,  il video Mi chiamo Anna Politkovskaja. Storie di donne, di violenza, di coraggio. Nel ’21, finalmente tornati a lavorare in teatro e in presenza, siamo andati in scena con Materiali per Medea, prima parte (liberamente tratto dal Medeamaterial di Heiner Müller) di un progetto più ampio che terminerà nella primavera del 2022″.

“Ho scelto due linee: l’ascolto e la non imposizione”

 In che modo hai impostato una prospettiva femminile al lavoro da mettere in scena, tu che sei un uomo?

“Ho scelto due linee: l’ascolto e la non imposizione. Mi faccio catalizzatore di pensieri e idee, che elaboro con il gruppo e con loro realizzo. Il mio punto di vista maschile si mette al servizio dell’ascolto e cerca altri punti di vista.

Non pongo temi o obiettivi tipo ”la violenza sulle donne”, “il femminicidio”, “la condizione femminile nella società”, ma pongo l’attenzione su figure o fatti da cui possiamo ricavare questi temi. Parliamo di quei temi attraverso il mito, attraverso la storia e la vita di persone e personaggi. Il teatro ci permette una narrazione diversa, non necessariamente lineare, ma anche emozionale, diacronica”.

Eugenio Sideri – photocredit Marcello Chiappini

Lo studio su Medea e su “una condizione femminile antica ma ancora presente”

Tra i personaggi che avete affrontato c’è Medea, il prototipo della donna malvagia e tu l’hai filtrata attraverso l’interpretazione di Heiner Müller, un autore tedesco della ex DDR. Perché questa scelta? 

“Müller è stato fondamentale, con le sue parole precise e taglienti, con uno sguardo all’indietro che è importantissimo, secondo me, nella lettura di questa figura. Accanto a lui c’è stata Christa Wolf, (autrice di “Medea. Voci”) un’altra scrittrice ed intellettuale della ex DDR. E’ stata proprio lei a mostrarci la rotta: la “malvagità” di Medea nel dare la morte ai suoi figli è innegabile. Ma non è di quella che andiamo a parlare. Scaviamo nel prima, in ciò che ha condotto a quell’atto. Attenzione: non c’è redenzione, per Medea, né tantomeno perdono. C’è lo studio di una condizione femminile antica ma ancora presente”.

Nel tuo studio su Medea, non hai scelto una ragazza per interpretare Medea ma la fai parlare attraverso il coro femminile. Anche qui ti chiedo il perché.

“Il coro si fa personaggio. E’ come se, attraverso vari corpi e varie voci, il personaggio avesse la possibilità di raccontare più aspetti di sé, più punti di vista dallo stesso occhio. E poi non dimentichiamo la tragedia greca: il coro si fa personaggio che commenta, che racconta, che evoca”.

Le donne “resistenti”, capaci di lottare per la verità: Anna Politkovskaja

Un altro personaggio femminile è quello di Anna Politkovskaja, poi ci sono le donne della Resistenza, tutte donne forti disposte a perdere la vita per difendere le loro idee. 

“La vicenda di Anna mi sta particolarmente a cuore. A lei abbiamo dedicato il progetto audio KRAUGE’ Lógos su Anna Politokovskaja ed è grazie al lavoro che lei ha svolto in Cecenia che è poi nata la digital-performance Le regine del limite. Una donna resistente, appunto, che si è battuta con la sua macchina da scrivere, rivendicando la verità. Kraugè (in greco ‘lamento, grido’) doveva essere uno spettacolo, ma ci bloccò il lock-down. Fu un colpo durissimo.

Scrivevo in quei duri mesi: Ci siamo ritrovati ad un sacrificio. Non ne eravamo pronti, ma abbiamo dovuto accettarlo.Questo è successo al nostro laboratorio teatrale. Rinunciare al bene più prezioso che avevamo: il teatro.Ecco il nostro sacrificio. Ci siamo ritrovati senza teatro, senza il respiro degli spettatori, ma ancora con parole scritte e le nostre voci. Siamo ripartiti da quelle parole e quelle voci…testi del nostro lavoro reimpostati come se fossero singole strofe, versi di un canto. Versi di un lungo e doloroso lamento. A parlare di un’eroina, Anna Politokovskaja, giornalista russa e cercatrice di verità, ma anche a parlare di noi .A parlare del dolore del nostro sacrificio e del suo, ma pure a invocare il suo coraggio. Già, il coraggio della denuncia, l’atto di chiedere sempre un perché, di indagare e rovistare nella parte nascosta della luna. E uscirne con un grido (kraugé) di riscatto, un grido di libertà”.

“La società in cui viviamo è ancora, tremendamente, al maschile”

Un tuo commento sul fenomeno della violenza alle donne oggi e sui femminicidi, malgrado la parità raggiunta

“Parità raggiunta? Penso che la situazione, paradossalmente, stia peggiorando, almeno a livello statistico. La società in cui viviamo è ancora, tremendamente, ‘al maschile’. Sono stati fatti molti passi avanti, certo, ma ancora ne mancano tantissimi. E non si tratta solo di parità, ma di valorizzazione delle differenze. C’è un rigurgito enorme di violenza, fisica, verbale, nelle immagini, che si ritorce su vari aspetti della quotidianità; c’è sessismo e machismo nel lavoro, nella politica, nelle famiglie. Ripeto: tanti passi avanti ma ancora tanta ignoranza e tante conquiste ancora da realizzare”.

L’omaggio a Pasolini nel centenario della nascita, nel 2022

Infine una domanda fuori tema a proposito del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini. Sappiamo che tu stai lavorando a un’opera dedicata a lui, ci puoi anticipare qualcosa? Cosa rappresenta per te il teatro di Pasolini e la sua visione in generale?

“E’ vero, ho scritto un copione che debutterà in giugno, dal titolo Calēre (in romagnolo ‘sentieri’). E’ un omaggio ai 100 anni che, nel 2022, avrebbe compiuto Pier Paolo Pasolini. Il pensiero di Pasolini, ed in particolare la sua opera cinematografica e poetica, mi hanno sempre accompagnato. In questo spettacolo la dedica è esplicita, ma la dimensione del suo lavoro mi è sempre stata vicina in quanto è  profetica. Pasolini ci offre un’analisi sociale, politica e culturale che si mostra attuale. In questo lavoro nuovo racconterò di una famiglia tra vecchie e nuove generazioni, tra l’eredità e la trasformazione del P.C.I e, per dirla con Dante, la gente nova e i subiti guadagni. Senza smarrire, come vuole la grande opera dello scrittore friulano, sogni e visioni ad occhi aperti e chiusi”.

Le Oltraggiose – photocredit Lorenzo Pasini

Le Oltraggiose dicono di loro stesse…

Dopo l’intervista ad Eugenio Sideri vi proponiamo un intervento delle stesse Oltraggiose che si raccontano così:

“Le Oltraggiose non sono soltanto un gruppo teatrale, ma anche una famiglia e una comunità di giovani donne combattenti e piene di grinta. Farne parte significa lottare per i propri diritti, senza violenza né cattiveria. Insieme ad Eugenio, abbiamo sempre cercato di trasmettere temi delicati, portando sul palco storie di donne che hanno fatto la Storia (come quella di Medea o Anna Politkovskaja ) ma anche di donne comuni come noi.

Con il nostro lavoro cerchiamo ogni giorno di far riflettere le persone che ancora non comprendono determinati argomenti o tematiche, che spesso vengono seppellite nel buio dell’ignoranza e della superficialità. Ma crediamo anche che questo progetto serva soprattutto a noi stesse come un’occasione di crescita personale. 

Le Oltraggiose non sarebbero nate se non avessimo avuto l’esigenza di raccontarci attraverso il teatro. E raccontarci vuol dire scoprirci, ricordarci chi siamo ogni giorno attraverso le esperienze di altre donne.

Ecco perché il Teatro è il nostro oltre: parliamo di noi, per parlare di tutte le donne. Ecco perché ci chiamiamo Oltraggiose”.

Cover: Le Oltraggiose. Da sinistra verso destra: Selena Penzo, Tania Eviani, , Giada Bona, Lisa Venturi, Giada Marisi, Chiara Bongarzone, Saskia Crisconio, Asja Masoli, Francesca Fioraniphotocredit Marco Parollo

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