È attore, regista, produttore e direttore artistico della biennale Colpi di scena, festival estivo di spettacoli teatrali per ragazzi
Attore teatrale e cinematografico, regista e co-fondatore, insieme a Ruggero Sintoni, della casa di produzione Accademia Perduta-Romagna Teatri, attiva a Faenza dal 1982. Tutto questo e molto altro, è Claudio Casadio, che oggi Teatro per Tutti intervista per approfondire il tema del teatro per ragazzi.
Sua, infatti, è anche la direzione artistica del festival Colpi di Scena, una tra le più importanti vetrine per le compagnie teatrali e occasione di incontro con le società di produzione italiane e straniere. Quest’anno, dal 28 giugno al primo luglio, nei teatri Diego Fabbri, Giovanni Testori, San Luigi, Piccolo e Felix Guattari di Forlì, diciotto gli spettacoli presentati, dei quali otto in prima nazionale.

“Il teatro per ragazzi è un banco di prova per chi fa questo lavoro: gli spettacoli piacciono ai bambini solo se credibili”
Quando ha deciso di dar vita ad un festival dedicato al teatro per ragazzi e perché secondo lei è importante questo segmento?
“Accademia Perduta – Romagna Teatri è un centro di produzione che fin dagli inizi degli anni ’80 ha deciso di dedicarsi a questo segmento del teatro, che è sempre di forte impatto, sincero, senza filtri e rappresenta un banco di prova per chi fa teatro.
Ai bambini infatti non gliela puoi raccontare, puoi comunicare con loro solo se proponi qualcosa di credibile. Non ci sono sovrastrutture e non è un teatro intellettuale.
È importante, inoltre, dal punto di vista pedagogico ed educativo. Se alcuni di loro, infatti, diventeranno gli spettatori di domani, anche per gli altri, a prescindere dal fatto che da grandi seguiranno o meno il teatro, l’esperienza di partecipare e condividere con i compagni la gioia e il divertimento di uno spettacolo è importante per la loro crescita”.
Trai temi affrontati in questa edizione si va dal repertorio classico all’attualità, dalla scienza al mito. C’è un genere che il pubblico sembra apprezzare maggiormente o dipende sempre da com’è lo spettacolo?
“Dipende sempre dallo spettacolo e non dall’argomento trattato, assolutamente. L’argomento può incuriosire, ma è lo spettacolo a piacere e le modalità comunicative nel teatro per ragazzi, sono molteplici.
In questa edizione, ad esempio, abbiamo ospitato 18 spettacoli di cui 8 prime nazionali e due compagnie olandesi che hanno portato in scena spettacoli senza parole eppure hanno avuto un ottimo riscontro di pubblico”.

Ma lei ha qualche spettacolo a cui è particolarmente legato?
“Pollicino di Marcello Chiarenza, del 2004, sicuramente, con cui ho fatto più di 1500 repliche, portandolo in giro per l’Europa e recitandolo sia in francese che in spagnolo. Un testo e un’esperienza attoriale totalizzante a cui sono particolarmente affezionato e che sto pensando di passare ad un attore più giovane nei prossimi anni perché possa continuare ad essere rappresentato.
Così come ci sono spettacoli prodotti da Accademia Perduta, penso ad esempio al nostro lavoro sulla fiaba con I musicanti di Brema (2003) di Giampiero Pizzol e mio, che ha ricevuto il Premio ETI Stregagatto 2004 come miglior spettacolo per ragazzi. Poi la rilettura di Pinocchio ambientato in una biblioteca (2020) o Turandot (1997/98) con l’orchestra reinventata per i bambini, che spero possano costituire un vero e proprio repertorio che ci contraddistingue nel panorama nazionale ed europeo e che pensiamo possano resistere negli anni a venire. Mi piacerebbe molto costituire una compagnia di attori giovani per riproporre questi nostri lavori in futuro”.
“Il Teatro per ragazzi, che attira sempre più adulti, si sta trasformando in un nuovo teatro popolare”
Per quel che riguarda le nuove tecnologie digitali applicate allo spettacolo teatrale, qual’è il vostro approccio?
“Il teatro per ragazzi si presta molto a queste nuove modalità, lavorando molto sull’immaginifico e sulle proiezioni. Devo dire che c’è in questo periodo un’abbondanza di proiezioni, ma se hanno una funzione drammaturgica e narrativa, ben vengano. A me piace anche il far teatro con pochi elementi essenziali sul palco.
Ci deve essere varietà nelle proposte, in un teatro, quello per ragazzi, che ormai attira anche gli adulti, proprio per questa sua capacità di proporsi variegata e multiforme, che lo sta trasformando a tutti gli effetti in una sorta di nuovo teatro popolare”.

“In Italia il Ministero ha attenzione alla cultura e finanzia le compagnie, mentre in altri Paesi si sovvenzionano piuttosto i luoghi”
Riguardo la realizzazione e l’organizzazione di un festival come Colpi di Scena, che ha cadenza biennale e coinvolge diversi teatri, quali sono le criticità e quali invece i punti di forza?
“Il festival Colpi di Scena non esisterebbe senza i finanziamenti di Ater Fondazione, del Comune di Forlì e della Regione e del Ministero della Cultura. Grazie al loro sostegno ci si è potuti aprire anche alla drammaturgia contemporanea, quindi ora abbiamo una cadenza annuale, alternando il teatro contemporaneo al teatro per ragazzi. Riguardo quest’ultimo, è chiaro che non si tratta di un teatro commerciale, che il biglietto ha un costo ridotto di 5 euro e che di conseguenza, può essere proposto solo con il sostegno economico da parte di istituzioni e attraverso partnership e collaborazioni che comunque, posso dire, non sono mai mancate.
In Italia c’è attenzione alla cultura; certo, di sostegno ne servirebbe di più ma ricordiamoci anche che qui il Ministero della Cultura finanzia le compagnie, mentre in altri Paesi si sovvenzionano piuttosto i luoghi”.
Teatro nelle scuole: “grande riscontro per gli spettacoli per famiglie, ormai esauste per il prolungato isolamento Covid”
Un bilancio sulla vostra presenza nelle scuole in questo anno scolastico in cui il Covid è stato presente anche se in modo meno invasivo rispetto agli anni precedenti
“Abbastanza bene, direi. Gli spettacoli che sono andati meglio sono stati quelli che hanno coinvolto anche le famiglie, oramai stanche di tenere i bimbi soli in casa.
La solitudine nell’infanzia, che io non ho mai provato perché da piccoli si usciva sempre e si stava in giro, per le strade, dev’essere terribile.
Abbiamo realizzato anche diversi spettacoli in diretta streaming dal teatro con scuole di tutta la Romagna, che non possono e non devono sostituire lo spettacolo dal vivo, ma è comunque una modalità aggiuntiva che va tenuta in considerazione e conservata”.

Il nuovo spettacolo di prosa, L’Oreste, tra teatro e fumetto animato
Non possiamo non chiederle de L’Oreste, il nuovo spettacolo che sta portando in tournée e che ha per protagonista un uomo squilibrato ricoverato nell’ex manicomio di Imola. Un altro universo…
“In realtà non più di tanto. Perché è vero che si narra di un uomo squilibrato mentalmente, ma, riallacciandoci al discorso di prima sulle nuove modalità espressive, è stato realizzato in collaborazione con il Lucca Comics Graphic Novel Theatre e in scena la grafica, realizzata con i disegni di Andrea Bruno, considerato tra i migliori illustratori italiani, è parte integrante dello spettacolo con l’interazione continua tra teatro e fumetto animato.
Uno spettacolo onirico che commuove e diverte anche. Perché Oreste, malgrado la sua follia e la sua esistenza drammatica, è sempre allegro, parla in continuazione, divertendo il pubblico con la sua parlata romagnola, quindi in un certo senso è anche questa una favola.
È uno spettacolo che mi sta dando moltissimo e che porterò in tournée anche nella prossima stagione. Tutte le sere ringrazio per il dono straordinario di poterlo recitare e di poter ricevere così tanto dal pubblico che lo apprezza”.
Un altro suo recente spettacolo, La classe, ispirato al libro e al film francese Entre le mures del 2008, poi rielaborato da Vincenzo Manna, anche questo riprenderà la tournée?
“Sì ma non nella prossima stagione, ma in quella successiva. Anche questo è uno spettacolo che mi ha dato tanto, permettendomi di spaziare in un ruolo completamente diverso da quello di Oreste, ad esempio.
Qui sono il cinico preside di una scuola problematica e sono l’unico adulto in mezzo ad attori dai 23 ai 28 anni. Due anni fa la tournée è stata interrotta dalla pandemia, poi ha ripreso con 120 repliche. Adesso ci fermeremo per un po’ “.

Sempre a proposito di tournée, lei è anche un grande estimatore dei luoghi teatrali in Italia, come raccontava qualche tempo fa a proposito del lockdown che, tra le tante tragedie, privava anche della possibilità di lavorare in teatri bellissimi sparsi per lo stivale. Ce ne sono alcuni ai quali è affezionato in modo particolare, senza nulla togliere agli altri?
“A noi teatranti ogni città sembra la nostra quando portiamo i nostri spettacoli in scena e sentiamo il pubblico partecipe. Poi è sempre bello ritornare nei teatri dove ci hanno accolto agli inizi del nostro percorso… se poi si tratta anche di teatri esteticamente pregevoli è davvero il massimo. Amo molto il Teatro Verdi di Padova, il Giglio di Lucca e il Chiabrera di Savona”.
Progetti futuri?
“Tanti, come sempre, almeno 5 o 6, poi si vedrà in quanto tempo realizzarli. Oltre al progetto a cui accennavo prima, di formare una giovane compagnia di teatro per ragazzi a cui affidare il repertorio delle nostre produzioni, stiamo pensando anche ad una rivisitazione dei classici, a partire da Gli innamorati di Carlo Goldoni”.
Cover: Ferdinando il Toro, i fiori e il calabrone, tra gli spettacoli per ragazzi presentati in anteprima nazionale e prodotto da Accademia Perduta-Romagna Teatri- photocredit Francesco Bondi