Intervista alla compagnia teatrale bolognese sugli spettacoli horror del teatro parigino di fine Ottocento.
Avete presente gli spettacoli del Grand Guingol, il teatro fondato a Parigi da Oscar Métenier che dal 1897 al 1963 ha terrorizzato (ma anche divertito) gli spettatori con scene truculente e macabre?
Oggi parleremo proprio di questo genere di spettacolo, che negli ultimi anni è stato un po’ dimenticato e che una giovane compagnia bolognese ha deciso di riportare alla ribalta.
È il Teatro Circolare, nato dall’amicizia tra Roberta Martelli, 30 anni, che intervistiamo, e Marcello Bonini, di 33.
Le origini del Grand Guignol come denuncia sociale
Ma prima di tutto una breve parentesi storica sul Grand Guignol, per chi non lo conoscesse.
Méténier, scrittore, ex aiutante del boia parigino e dall’ indole turbolenta, sulla spinta del clima effervescente sul piano politico e culturale, decide di dar vita a spettacoli di forte impatto emotivo sul pubblico con efferati omicidi e sangue in abbondanza.
Questi spettacoli venivano allestiti a Parigi, in un’ex cappella sconsacrata e decorata in stile neogotico.
La finalità iniziale è stata essenzialmente di denuncia sociale riguardo la vita dei bassifondi della ville lumière.
Con la direzione di Max Maurey gli spettacoli, diventano sempre più horror … serviva anche un medico in sala
Solo quando, poco tempo dopo l’apertura, in seguito a ripetute censure, la direzione artistica del Grand Guignol passa a Max Maurey, la produzione subisce un cambio di rotta.
Si accentua quindi la componente macabra, con veri e propri spettacoli horror che tramortiscono il pubblico, fino a provocare malori e svenimenti, tanto da richiedere la presenza di un dottore durante le movimentate serate.
È lo scrittore André de Lorde a firmare i lavori, ispirati per lo più a casi di cronaca nera. Non mancavano, tuttavia, drammaturgie di pura fantasia. Gli spettacoli a volte erano anche velati di erotismo, riuscendo ad ottenere un sorprendente riscontro tra il pubblico alla ricerca di emozioni forti, soprattutto grazie al ricorso agli effetti speciali.
Dopo vari cambi alla direzione artistica, il teatro è costretto a chiudere nel 1962, incapace di sostenere la concorrenza del cinema e così cimeli e attrezzature vengono venduti all’asta e si chiude un’epoca.

Un genere teatrale ormai dimenticato che vale la pena riproporre
Roberta e Marcello, appassionati del genere, nonché degli scritti di Howard Phillips Lovecraft, scrittore americano che come Edgar Allan Poe, è considerato tra i pilastri della letteratura horror, hanno deciso di riprendere in mano questa tradizione letteraria e di riproporla, per divertirsi e divertire.
Iniziate raccontandoci la vostra formazione e se avevate avuto altre esperienze teatrali prima di fondare la compagnia
Roberta Martelli: ”Ci siamo formati tutti in ambiti teatrali diversi, alcuni sono anche in altre compagnie oltre che in Teatro Circolare. Io mi sono formata nel teatro di prosa, nella Commedia dell’Arte, nel Mimo corporeo, nel Burlesque e nel Teatro di Figura. Essendo quasi tutti di Bologna, ci siamo poi incrociati nei vari corsi o tramite amicizie in comune.
L’età media della compagnia si aggira sui 35 anni, più o meno. Io sono la regista e organizzatrice. Marcello era uno dei registi anche lui, ora è impegnato soprattutto sulla parte tecnica, abbiamo iniziato insieme nel 2013”.
Da Lovecraft al fascino delle macchine mortifere alla traduzione delle opere dal francese
Quando è nata la tua passione per lo scrittore Lovecraft? Cè un’opera a cui sei particolarmente affezionata?
R.M.: “Il nome di Lovecraft è sempre stato presente fra i miei libri, ma ho iniziato ad appassionarmi all’università, complice il fatto che il mio interesse nelle letture si era spostato verso il genere weird e horror. Ho dei racconti che preferisco di più rispetto ad altri, ma un’opera in particolare, non direi.”.
Voi avete iniziato facendo spettacoli comici, perché siete passati al teatro del Grand Guignol?
R.M. e M.B.: “In realtà abbiamo fatto un solo spettacolo comico, che è stato il nostro debutto nel 2013. Dopo, siamo passati subito a tinte più fosche, mettendo in scena uno spettacolo dedicato all’ultima ora di vita di Lovecraft. Nel frattempo Io (Roberta) stavo già lavorando ai copioni del Grand Guignol, ma c’è voluto del tempo per trovarli, tradurli e riadattarli: dal 2012 al 2016!
Perché Grand Guignol? Be’, perché non farlo, semmai! Da quando mi ci sono imbattuta (mentre studiavo gli effetti speciali teatrali per il Teatro di Figura) è rimasto il mio chiodo fisso per anni!
Per me non erano tanto le storie di cronaca nera, quanto gli effetti speciali, le macchine mortifere (come la ghigliottina) e i props (oggetti di scena) finti fatti ad hoc che facessero saltare le persone sulla sedie, ad attirarmi”.
Che tipo di pubblico attira questo genere di spettacolo?
R.M. e M.B.: “Variegato, possiamo dire. È un genere teatrale ancora sconosciuto (o meglio, dimenticato), quindi attira curiosi… e coraggiosi!”.

“I punti più difficili: le scene d’azione e l’utilizzo del sangue finto”
Dare una nuova vita al Grand Guignol richiede un grande impegno e una tabella di marcia ben rodata.
Come ci si prepara a questo tipo di spettacolo?
R.M. e M.B.: “Solitamente abbiamo due o tre mesi di prova: delineiamo la regia, dopodiché affrontiamo sempre prima le scene di azione, di morte o di effetti speciali.
Sono i punti più difficili, spesso impieghiamo intere prove solo per provare una singola azione con effetti speciali, poiché in primis deve effettivamente funzionare il meccanismo, in secundis bisogna prendere confidenza con esso.
Quando si tratta di azionare il sangue finto, tutte le azioni sceniche vengono studiare affinché non si veda che si sta azionando un affetto speciale. Il sangue finto, poi, è spesso difficile da maneggiare: non si sa mai davvero se funzionerà bene, quanto ne uscirà, dove andrà effettivamente a finire (abbiamo imbrattato più volte soffitti e pareti). Insomma, gli attori si allenano a morire in molti modi!”.
Avete seguito una scuola o dei corsi particolari o avete attinto direttamente dagli scritti di Lovecraft e altri autori simili adattandoli al vostro stile drammaturgico?
R.M. e M.B: “No, in realtà, ad eccezione del copione su Lovecraft, per il Grand Guignol usiamo il repertorio classico parigino di André de Lorde, ad esempio, che scrisse un centinaio di opere dal 1901 al 1926.
Ovviamente i testi vengono riadattati e a volte completamente riscritti, ma abbiamo deciso di recuperare proprio il vero Teatro del Grand Guignol, almeno dal punto di vista drammaturgico. Non è stato facile, perché i copioni originali sono in francese e spesso introvabili: fortunatamente alcune vecchie edizioni ancora circolano ancora e naturalmente ci sono gli archivi”.
Il vostro rapporto con la scrittura e Jorge Luis Borges a cui avete dedicato il nome della compagnia
R.M.: “Con la scrittura, rapporto conflittuale da sempre! Non si è mai soddisfatti, non esce mai la parola giusta, non si riesce a creare la giusta atmosfera… insonnia ed emicranie sono due compagne costanti!
Borges ci ha ispirati in generale: il suo stile di scrittura mi ha sempre lasciato delle suggestioni nella mente. Suggestioni che poi prendevano forma come idee per definire alcuni copioni.
Il suo racconto Le rovine circolari, così come Il giardino dei sentieri che si biforcano in particolare mi hanno ispirata più di una volta. Per questo abbiamo deciso di chiamarci Teatro Circolare“.
Cosa potete raccontarci a proposito della scenografia, dei costumi e dei materiali usati?
R.M. e M.B.: “Il nostro Grand Guignol si basa sugli effetti speciali.
Tutta la drammaturgia e la regia ruotano attorno ad essi e di conseguenza anche la scenografia e i costumi. Spesso i mobili utilizzati o il fondale contengono tubi e meccanismi per far uscire getti di sangue o teste finte decapitate o altro ancora. Ciò che sembra uscire dalla ferita di uno degli attori, in realtà esce dal mobile sul quale è appoggiato e via dicendo.
Stessa cosa per i costumi: molte volte hanno cucito all’interno dei meccanismi per spruzzare il sangue in caso di accoltellamento o sgozzamento! Usiamo spesso e volentieri mani, teste e organi finti realizzati in lattice o resina.
Inoltre, la nostra truccatrice è specializzata negli effetti speciali, per i quali crea dei finti strati di pelle sotto i quali si può nascondere un tubicino che al momento giusto farà uscire il sangue finto. Per non parlare poi delle pasticche di sangue o la bava finta… insomma tutto ciò che serve per far funzione la parte splatter! Il sangue che utilizziamo è quello di tipo cinematografico e teatrale: smacchiabile e atossico, altrimenti ogni volta dovremmo ricomprare i costumi!”.
Il Grand Guignol svelava la doppiezza della borghesia parigina
Concludiamo ricordando quanto il cinema sia debitore a questo tipo di proposta teatrale.
Il Grand Guignol per primo ha intuito negli spettatori il gusto della suspense e l’accortezza di sorprenderli con effetti speciali pur avendo, all’epoca, mezzi molto limitati a disposizione. Ma la grande novità di questo genere teatrale è soprattutto la capacità di Maurey, di unire humor e tragedia.
Il Teatro Circolare, con il suo lungo lavoro di ricerca e di traduzione delle opere del repertorio, è tra le compagnie più accreditate per riscoprire il genere che, lo ricordiamo, prende il nome da una marionetta creata da Laurent Morguet nel 1808 a Lione.
Riscoprire il Grand Guignol significa scoprire un volto inedito, quello più ambiguo, dell’allora Parigi-bene, che sembrava apprezzare molto ambienti come questo, dove gli spettatori potevano esorcizzare desideri e istinti allora inconfessabili, attraverso la loro rappresentazione.
Per info e approfondimenti: https://teatrocircolare17.wixsite.com/teatrocircolare
I canali social della compagnia: Instagram e Facebook.
Cover: photocredit Teatro Circolare