Halloween risveglia in ognuno di noi l’attrazione per figure sinistre e malvagie.
Paura e morte sono, infatti, i temi portanti di questa festa che trae origine da un’antica festività celtica, Samhain (che si pronuncia “sow-in”)
I celti, a partire dalla notte tra il 31 Ottobre e il primo novembre, festeggiavano per tre giorni la fine dell’estate e l’arrivo dell’inverno.
Secondo la loro tradizione, in questa precisa notte avviene una comunione tra il mondo dei morti e il mondo dei vivi, e gli spiriti dell’aldilà riescono a muoversi sulla terra.
I celti, per spaventare questi spiriti erranti, si travestivano con maschere grottesche e terrificanti, esorcizzando la loro stessa paura della morte.
Il significato di Halloween oggi non è poi così diverso, sebbene il Cristianesimo abbia cercato di modificarne i contenuti per adattarli ai temi cristiani.
La consuetudine di travestirsi da mostri, quali streghe e vampiri, è rimasta intatta e anzi, viene alimentata dal cinema. D’altronde, fin dai suoi albori, la Settima Arte è piena di film horror, che hanno per protagonisti personaggi e mostri spaventosi.
Ma forse ci scordiamo che anche il teatro può alimentare questo folclore.
Macbeth: l’opera perfetta ad Halloween
Probabilmente “Macbeth” di William Shakespeare è una delle opere teatrali più paurose e vicine allo spirito di Halloween che siano mai state scritte.
Particolarmente sinistre sono le tre streghe che danno avvio al dramma e che incontrano il protagonista dell’opera, Macbeth: un generale di Duncan, il re di Scozia.
Le tre strane figure predicono a Macbeth un futuro da re.
Lo fanno però con parole oscure, non facilmente comprensibili. E fin dal saluto che gli porgono, fanno nascere in Macbeth turbamento e stupore.
Le tre misteriose narratrici lo salutano con titoli nobiliari che non gli appartengono, ma che fanno nascere in lui l’irrefrenabile desiderio di salire al trono.
“PRIMA STREGA: Salve Macbeth! Salute a te, signor di Glamis!
SECONDA STREGA: Salve Macbeth! Salute a te, signor di Cawdor!
TERZA STREGA: Salve Macbeth, che un giorno sarai chiamato re!”(Atto primo, scena terza)
Il nostro generale incontra le streghe assieme a Banquo, amico e compagno d’armi. E anche per lui hanno parole poco chiare, dal significato allettante ma allo stesso tempo ambiguo:
“PRIMA STREGA: Inferiore a Macbeth, e tuttavia più grande.
SECONDA STREGA: Non come lui felice, tuttavia più felice.
TERZA STREGA: Padre di re, e tuttavia non re! Salute a entrambi, Macbeth e Banquo!”(Atto primo, scena terza)
Le Streghe e il Sovrannaturale
Le tre streghe che Shakespeare mette in scena rappresentano, chiaramente, il male.
E lasciano intendere di essere ambasciatrici di quacuno di ancor più malvagio di loro.
Sono figure spettrali e sovrannaturali, terribilmente misteriose.
“Che cosa sono queste creature così grinzose e selvagge all’aspetto che non sembrano abitanti della terra, eppure ci stanno sopra?”
(Banquo – primo atto, scena terza)
Stuzzicano il desiderio di Macbeth di salire al trono, raccontandogli cosa è destinato a fare.
Certo, lo fanno con parole poco chiare, che devono essere interpretate per essere comprese fino in fondo.
Le streghe sono il male, il loro stesso aspetto orrendo lo suggerisce, ma non è così brutto quello che dicono. Prospettano un futuro felice, sia per Macbeth che per Banquo.
Il male, infatti mica sempre opera con chiarezza. E il nostro Will lo sapeva bene.
Lady Macbeth e l’Ambizione
Macbeth, rimasto colpito e turbato da quell’incontro tanto sinistro e incomprensibile, subito confida i suoi dubbi e i suoi desideri alla moglie.
Se le tre streghe sono il male ed emissari di una qualche oscura identità, Lady Macbeth rappresenta sicuramente l’ambizione.
La moglie del generale, non appena saputo dell’incontro, non ha dubbi sul da farsi. Fin dalla sua prima apparizione, capiamo che è una donna senza scrupoli.
Certo, come Macbeth, può essere rimasta turbata da quelle sinistre creature, tuttavia la sua ambizione è più forte di qualsiasi altro sentimento.
Sa che bisogna agire il più in fretta possibile e con spietata crudeltà.
Mette così da parte qualsiasi sentimento di umana pietà e in un monologo dove invoca il male e “i ministri d’assassinio” si prepara a ciò che deve essere fatto. E sembra lei stessa una Strega che sta per scagliare un maleficio.
Macbeth, sebbene sia roso dai dubbi e dalla paura, si fa alla fine convincere dalla moglie che l’unico modo per far avverare la profezia è uccidere Re Duncan.
“Mio signore […] Per ingannare il momento, prendete il volto che il momento richiede: abbiate il benvenuto nell’occhio, nella mano, sulla lingua, prendete l’apparenza del fiore innocente, ma sotto vi sia la serpe. Bisogna occuparci dell’ospite che arriva [ndr. Re Duncan]: affidate a me la faccenda di questa notte, che sola ci darà per tutte le notti e i giorni a venire assoluto potere e signoria.”
(Atto primo, scena quinta)
Il Male è fuori di noi o è dentro di noi?
A questo punto, possiamo affermare davvero con assoluta certezza che le Streghe siano il Male? Davvero sono loro le cattive?
A ben guardare, le Streghe si sono solo limitate a dire a Macbeth quale sarà il suo destino.
Non hanno mai provato a convincerlo e nemmeno lo hanno mai costretto a comportarsi in un dato modo.
Chi, al contrario, lo ha spinto a compiere il regicidio è Lady Macbeth. Lei lo convince che uccidere Duncan è l’unica cosa da fare.
E, successivamente, tutti gli omicidi che Macbeth comanderà di eseguire, sono decisioni che il neo re prende da solo, spaventato dall’idea che qualcuno possa scoprire il suo misfatto. Avrebbe potuto pentirsi e confessare l’omicidio, ma ha preferito agire diversamente.
Lo ha scelto lui.
Le streghe, quindi, non sono che le rappresentanti di quel lato oscuro che si nasconde nell’animo di ognuno di noi.
Rappresentano il nostro naturale istinto di sopraffazione, che non guarda in faccia a nessuno.
Le streghe di Macbeth non sono fuori di noi, non sono qualcosa di diverso da noi.
Le streghe di Macbeth sono dentro di noi.
E sta a noi decidere se dar loro credito, o combatterle e sconfiggerle ogni giorno della nostra vita.