Il teatro è qualcosa di molto prezioso per qualsiasi popolo o comunità.
Lo è sempre stato, fin dai suoi albori.
Il teatro diventa importante quando è veicolo di un pensiero, quando riesce a far riflettere lo spettatore e smuove le coscienze.
Questo capita quando il messaggio è forte.
Talmente forte da evadere dal palco e rimanere nella mente dello spettatore che se ne ritorna in casa ripensando a quel che ha appena visto.
Quando poi un’opera teatrale si trasforma in un vero e proprio movimento internazionale, allora il teatro è la cosa più bella che esista, qualcosa di vitale e magnifico.
Allora, il teatro diventa invincibile.
E questo è quel che è accaduto al testo teatrale più famoso di Eve Ensler, nota drammaturga americana: “I Monologhi della Vagina“.
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Cos’è “I monologhi della vagina”

“I monologhi della vagina” è un testo teatrale dalla lunga gestazione. È un insieme di scene ispirate a numerose interviste che la stessa Eve Ensler ha portato avanti con svariate donne di ogni età, provenienza, religione e classe sociale.
L’autrice iniziò a lavorare a questo progetto nei primissimi anni novanta. Solo più tardi “I monologhi della vagina” andarono in scena, nel seminterrato del Cornelia Street Cafè, un locale del famoso quartiere newyorchese Greenwich Village.
“I monologhi della vagina” nasce da un’idea provocatoria: far parlare la vagina, una parte del corpo femminile che è stata per moltissimi anni un enorme tabù. Darle non solo voce, ma un corpo e un’anima e attraverso lei raccontare la donna, la sua condizione in ogni parte del mondo.
La vagina diventa così rappresentazione della individualità femminile.
È un testo teatrale trasgressivo, fuori dal comune. È una lunga carrellata di monologhi tutti diversi tra loro. Puoi trovare monologhi seri e drammatici, o monologhi divertenti, scherzosi e fantasiosi.
A parlare sono donne di ogni età, dalle esperienze più disparate. Ma ogni monologo ha un solo identico obiettivo: denunciare qual è la condizione della donna. Denunciare le tante e troppe violenze, fisiche e psicologiche, che le donne e le bambine subiscono a causa del loro stesso sesso.
Sebbene “I monologhi della vagina” sia nato più di venti anni fa, ancora oggi la sua portata innovatrice è enorme. La sua stessa struttura, inoltre, si presta ad essere un testo dal possibile aggiornamento continuo, poiché si possono inserire nuovi monologhi-denuncia ogni volta che la realtà lo richiede.
Eve Ensler è sempre stata una scrittrice alternativa, per cui quando finì di scrivere questo testo teatrale era estremamente convinta di aver appena scritto la sua opera più radicale.
Ma quando un messaggio è così forte e tanto potente, rompe tutti gli schemi e così, in poco tempo “I monologhi della vagina” entrano a far parte del circuito teatrale tradizionale statunitense.
I monologhi scritti da Eve Ensler vengono recitati da alcune delle migliori e più celebri attrici americane, come Susan Sarandon, Glenn Close, Whoopi Goldberg, Cyndi Lauper…
“I monologhi della vagina” e il loro messaggio vengono tradotti in quasi cinquanta lingue e vengono messi in scena in qualsiasi parte del mondo. In Italia, la primissima rappresentazione dell’opera di Ensler avvenne nel Marzo del 2001. Ad interpretare i monologhi si alternarono molte attrici nostrane, come Claudia Gerini e Lunetta Savino.
Chi è Eve Ensler
Ma chi è Eve Ensler? Come mai, ad un certo punto della sua vita, ha sentito l’esigenza di scrivere questo prezioso testo teatrale?
Come spesso accade, la produzione letteraria è pesantemente influenzata dalle esperienze personali dello scrittore. E Eve Ensler non è da meno.
Per capire il motivo per cui questo testo teatrale è tanto potente, bisogna andare indietro nel tempo e far la conoscenza della Eve bambina.
Seconda di tre figli, Eve Ensler è nata a New York il 25 maggio del 1953. La sua infanzia è stata funestata dalle continue violenze sessuali perpetrate dal padre, con la silenziosa e colpevole tolleranza della madre.
La Eve Ensler adolescente ben presto si unirà poi ai vari movimenti femministi, sentendo il bisogno di far qualcosa di concreto per far sì che nessun altro possa subire quello che ha vissuto lei.
Si laurea nel 1975 e negli anni immediatamente successivi, la violenza che ha subito da bambina si ripercuote nelle sregolate relazioni con uomini violenti, che la portano ben presto a trovare rifugio nella droga e nell’alcool. È stato poi il suo ormai ex marito Richard Dylan McDermott a convincerla a prendersi cura di se stessa, disintossicandosi.
E forse è proprio da quell’anno che inizia una sorta di rinascita per Eve, fino a diventare l’autrice che oggi tutti noi conosciamo. E ammiriamo.
Da opera teatrale a movimento attivista globale: il “V-Day”
Come detto, “I monologhi della vagina” hanno avuto, fin dai suoi esordi, un enorme successo.
Poi il 14 febbraio 1998, durante una importante rappresentazione di beneficenza di “I Monologhi della vagina” Eve ha annunciato al pubblico la nascita del suo movimento “V-Day” che prende ovviamente ispirazione proprio dai monologhi.
In questa stessa occasione sono stati raccolti per il movimento attivista 250.000 dollari, subito investiti per la realizzazione di strutture e progetti che hanno come obiettivo quello di aiutare le donne e le ragazze che hanno subito stupri, abusi e violenze.
È proprio durante questa serata di beneficenza che Eve Ensler spiega il significato stesso del nome “V-Day”. La V infatti sta a significare: Vagina, Vittoria e Valentino, un riferimento chiaro al santo che si festeggia il 14 febbraio.
Quello che segue è, invece, la dichiarazione programmatica del V-Day, organizzazione no profit ancora attiva, con sedi distaccate in tutto il mondo:
“Il V-Day è una risposta organizzata contro la violenza verso le donne. Il V-Day è una visione: noi vediamo un mondo in cui le donne vivono in sicurezza e liberà.
Il V-Day è una richiesta: stupro, incesto, maltrattamenti, mutilazione genitale e schiavitù sessuale devono cessare subito.
Il V-Day è uno spirito: noi crediamo che le donne dovrebbero passare le loro vita a creare e prosperare anziché a sopravvivere o a guarire da terribili atrocità.
Il V-Day è un catalizzatore: raccogliendo denaro e accrescendo il livello di coscienza, unificherà e rafforzerà le iniziative anti-violenza esistenti. Innescando una consapevolezza di vasta portata, porrà le fondamenta di nuovi sforzi educativi e legislativi in tutto il mondo.
Il V-Day è un processo: noi lavoreremo finché sarà necessario. Non smetteremo finché non smetterà la violenza.
Il V-Day è un giorno: noi proclamiamo il giorno di San Valentino “V-Day” per celebrare le donne e mettere fine alla violenza.
Il V-Day è un movimento e una comunità: potente e audace, travolgente e inarrestabile. Unisciti a noi!”
Nel corso degli anni questa splendida organizzazione no profit non si è fermata.
Ancora è attiva in tantissimi paesi. Particolarmente importante è la loro azione in quei paesi, come la Repubblica democratica del Congo o Haiti, in cui la violenza di genere sulle donne è particolarmente efferata e radicalizzata.
E in effetti, nel mondo c’è ancora tanto da fare. Eve Ensler e il suo movimento attivista lo sanno fin troppo bene.
Per questo motivo, fin dalla sua nascita, il V-Day si è imposto di sensibilizzare il prossimo circa temi delicati come lo stupro, l’incesto, gli attacchi con l’acido, la mutilazione genitale, lo stalking, la violenza domestica, la mercificazione del corpo femminile…
Nel giro di pochi anni, questo movimento che inizialmente era solo statunitense, raggiunge una notorietà mondiale. E così oggi assistiamo a manifestazioni e messinscene in tutto il globo di “I monologhi della vagina” finalizzati alla raccolta fondi per il V-Day stesso e i suoi progetti e attività.
One Billion Rising
Ma il V-day non si limita solo a questo.
Nel mondo ci sono tanti oppressi che non hanno voce, che sono lasciati indifesi. Ed è così che il V-Day il San Valentino del 2012 lancia il One Billion Rising.
Si tratta di una grande azione di massa, inizialmente nata per sensibilizzare attraverso il ballo, le persone sulla violenza contro le donne.
Poi, il 14 febbraio 2014 One Billion rising for Justice è diventato espressione artistica focalizzata sul tema della giustizia per tutti i sopravvissuti alla violenza di genere e su svariati aspetti della società attuale, quali la povertà, il razzismo, la guerra.
Esattamente come il V-Day, anche One billion Rising è un movimento tutt’oggi attivo, che raccoglie tantissime adesioni in ogni parte del mondo.
Ogni anno vengono così organizzate manifestazioni globali che hanno come scopo quello di rompere il silenzio sulle ingiustizie e dar voce a tutte quelle storie che vengono tenute taciute, nascoste o minimizzate da sistemi patriarcali e sessisti.
Quando il teatro esce dal teatro
Eve Ensler forse non era del tutto consapevole del grandissimo potere che questo suo testo teatrale possedeva fin dai suoi esordi. Anzi, a dirla tutta, aveva un po’ paura di quel che aveva appena creato:
“Quando lessi per la prima volta questi monologhi, la preoccupazione più pressante era trovare la forza di far uscire le parole dalla mia bocca terrorizzata”
Eve Ensler, settembre 2007
Per nostra fortuna, Eve ha vinto quella sua paura. Quelle parole non le ha solo scritte, ma ha avuto anche la forza di pronunciarle, di recitarle sul palco. E ha donato a tutti noi il modo di essere esseri umani migliori.
“I monologhi della vagina” sono l’esempio più lampante di come il teatro possa farsi veicolo non solo di pensiero, ma anche di progetti e azioni concrete.
Eve Ensler, ci fa capire ancora una volta che il teatro è qualcosa di indispensabile, di cui avere cura e noi non possiamo che esserle grati.
Grazie Eve, per tutto.