Mi è già capitato di parlare di qualcosa che non riguarda il teatro ma piuttosto un mondo finora da me praticamente inesplorato, quello delle serie tv.
Forse ti ricorderai che qualche mese fa ho scritto un articolo sulla serie tv “Il metodo Kominsky“.
Ne ho parlato perché mi ha colpito il modo con cui l’autore ha affrontato il tema della terza età.
Chuck Lorre, infatti, parla della vecchiaia attraverso le disavventure di due figure professionali importanti per qualsiasi attore: l’insegnante di recitazione e l’agente.
Oggi, quindi, torno a parlarti di una serie tv, “La fantastica signora Maisel” per il suo modo frizzante e per niente scontato di parlare di emancipazione femminile.
La Trama
Dietro l’irriverente “La fantastica signora Maisel” c’è la sceneggiatrice Amy Sherman-Palladino, già ideatrice e scrittrice di un’altra serie tv tutta al femminile “Gilmore Girls” (“Una mamma per amica”).
La Fantastica signora del titolo è Midge Miriam Maisel (interpretata dalla bravissima Rachel Brosnahan), una giovane sposa ebrea nella New York di fine anni cinquanta.
Vive in un bellissimo appartamento nell’Upper West Side, è una perfetta moglie e una bravissima madre di due bambini.
Midge è, insomma, il classico ritratto di ciò che deve essere una donna per la patriarcale società americana di fine anni cinquanta.
Ma già dalle primissime battute, si capisce quanto invece Midge sia molto più di tutto questo.
È una donna intelligente e sarcastica che aiuta suo marito Joel ad affinare le sue perfomance di comico al Gaslight Cafè.
È una donna felice e felicemente inserita nella società.
Tuttavia, dopo un’esibizione particolarmente disastrosa, Joel lascia Midge ammettendo di tradirla con la sua segretaria.
Per Midge è un duro colpo, così va dai genitori alla ricerca di sostegno e comprensione.
Ma ciò che ottiene sono soltanto aspre critiche per aver scelto un pessimo uomo come marito. E un unico e impraticabile consiglio: “conquista di nuovo Joel, perché da sola non puoi sopravvivere”.
Una nuova signora Maisel
Ed è proprio quando tutto il suo mondo va in frantumi, che Midge prende coscienza delle sue potenzialità.
Affranta e amareggiata, si prende una bella sbronza, mentre vaga per le strade di New York, in pigiama e con una bella bottiglia di vino in mano.
Va al Gaslight Cafè, dove Joel si esibiva, per riprendersi la sua teglia di vetro. E quasi senza rendersene conto finisce per esibirsi sul piccolo palcoscenico del locale!
Improvvisa un monologo su quanto le è appena caduto. Ed è spassosa, pungente e senza pudore.
Il destino vuole che ad assistere al suo divertente spettacolo ci sia anche Susie (interpretata da una fantastica Alex Borstein), una dipendente del locale che, vedendo nella donna delle potenzialità, diventerà la sua agente.
La nostra signora Maisel così si addentra nel fantastico e patriarcale mondo della stand up comedy americana, cambiando radicalmente vita!
Il femminismo secondo Midge
Ciò che mi ha spinto a scegliere di guardare la puntata pilota di “La fantastica signora Maisel” su Prime Video è stato il ruolo della protagonista: questa fantastica one woman show in un mondo, quello della stand up comedy ancora oggi dominato soprattutto dai comici uomini.
E ne sono rimasta folgorata.
In questa serie tv, a mio avviso, si parla di femminismo ed emancipazione femminile in un modo totalmente nuovo e, soprattutto, intelligente.
Miriam Midge Maisel è innanzitutto una femminista in divenire. Ed è proprio qui tutta la sua straordinaria bellezza.
Midge è differente rispetto a tanti altri personaggi femminili e femministi che possiamo incontrare in svariati film e serie tv. Mi riferisco a quei personaggi femminili con atteggiamenti e idee sacrosante ma che forse possono risultare un po’ anacronistiche se consideriamo il periodo storico in cui sono inserite.
La nostra signora Maisel invece è una donna perfettamente inserita nella società patriarcale di fine anni cinquanta, ma che per una serie di casualità inizia a rendersi conto delle incongruenze e disuguaglianze del suo tempo.
E se ne rende conto, nonostante l’educazione che ha ricevuto, proprio grazie alla sua acuta intelligenza ed ironia.
La stand up comedy come atto di emancipazione femminile e…
Probabilmente, uno dei primi momenti in cui la nostra protagonista si rende conto delle storture della società americana di fine anni cinquanta è quando esprime il suo disappunto con questa breve ma, a mio avviso, importante battuta:
“Perché le donne devono fingere di essere qualcosa che non sono? Perché dobbiamo fingere di essere stupide quando non siamo stupide? Perché dobbiamo fingere di essere impotenti quando non siamo impotenti? Perché dobbiamo fingere di essere dispiaciute quando non abbiamo nulla di cui dispiacerci? Perché dobbiamo fingere di non avere fame quando abbiamo fame?”
È significativo questo monologo, perché è proprio da questa neonata consapevolezza, che Midge decide di intraprendere la carriera di comica.
Midge si rende conto che solo quando è sul palco può dire quello che le pare.
Può smettere di fingere di essere la brava donna di casa che tutti si aspettano che lei sia, per dire quello che pensa, senza fronzoli e senza filtri.
Schietta, chiara e a volte anche volgare.

… come rivoluzione personale
E così la Stand Up Comedy diventa una sorta di piccola rivoluzione. Una rivoluzione personale e intima.
Quando è sul palco la nostra Midge vive quello che ognuno di noi, inguaribili teatranti, viviamo ogni volta che recitiamo su un palcoscenico.
Solo quando Midge è sul palco, ed è una comica, è davvero se stessa.
E però, vista la sua educazione e la sua famiglia, il contesto in cui è nata e cresciuta, almeno inizialmente nasconde questa sua attività ai genitori e agli altri familiari.
Non se ne vergogna, ma sa benissimo che loro non la capirebbero mai.
E quando, alla fine, la verità viene a galla la nostra Midge rivendica con orgoglio di essere una comica.
E continuerà a fare i suoi spettacoli, anche se i genitori non perdono mai l’occasione di esternare la loro disapprovazione.
Midge: una fantastica femminista in rosa
Infine, un altro aspetto che mi ha fatto innamorare della fantastica Miriam Midge Maisel è il suo essere femminista in rosa.
Midge si rende conto di quanto tutto intorno a lei trasudi maschilismo, ma allo stesso tempo è orgogliosamente femminile.
Si prende costantemente cura del suo corpo, ha sempre i capelli e il trucco perfetti. E indossa bellissimi abiti e alla moda.
A volte, purtroppo, la figura della femminista subisce una spicciola retorica che vuole la donna femminista sgraziata, incattivita col mondo, costantemente arrabbiata e magari pure un po’ maschiaccio.
In verità, la grandissima maggioranza delle femministe, sebbene denuncino con forza il maschilismo ancora presente nella nostra società, sono anche orgogliosamente femminili e fiere della loro sensualità e femminilità.
E Midge è vera, perché è proprio come la maggioranza delle donne di oggi. Femminista e femminile.
Hai visto “la fantastica signora Maisel”?
Quache settimana fa ho visto l’ultima puntata della quarta stagione di questa serie tv e naturalmente ora sono in trepida attesa della quinta e ultima stagione!
Ormai mi sono affezionata a Midge, così come alla sua fantastica agente Susie, altro personaggio femminile davvero simpatico e ben fatto!
Sono curiosa di vedere come andranno le cose per questa meravigliosa donna e faccio il tifo per lei!
Tu hai mai visto questa serie tv? Cosa ne pensi?